Strano ma vero. Il nostro rapporto con il tempoci informa di moltissimi aspetti della nostra personalità. Puntuali da “limare il minuto?” , ordinati e precisi nella quotidianità ma non solo, anche ansiosi e maniaci del controllo in casi estremi. Ritardatari cronici? Non è solo una questione di disorganizzazione. Quanti di voi mandano in tilt la fidanzata, il collega, gli amici con ritardi da coppa dei campioni? Non cercate scuse, non siete solo distratti o poco organizzati c’è di più nascosto nel vostro inconscio.
Alcuni studiosi ritengono, infatti, che il ritardo costante sia una forma di ribellione inconscia. Chi è sempre fuori orario presenta molto spesso una sorta di insofferenza di base alle regole sociali che percepisce come limitative della propria libertà personale e completamente inadeguate ai propri bisogni e ritmi interiori. La puntualità è un qualcosa che mina il proprio libero arbitrio a livello inconscio. In altri casi il ritardatario ha avuto un infanzia molto controllata, di conseguenza, cerca di sfuggire alle regole, orari vincolanti compresi.
Mettiamola così: siete battaglieri. Non a caso chi ha l’abitudine di far tardi spesso si concentra per fare del proprio meglio (o peggio) in giornate particolarmente impegnative, piene di impeghi improrogabili o riunioni di lavoro estenuanti. Questo, perché non si sente libero di poter amministrare il proprio tempo, sente che la giornata gli scivola di mano dovendosi districare fra un appuntamento e l’altro senza avere facoltà di scelta sulla propria vita e sulla gestione del proprio tempo, così, quel ritardo, quel lasso di tempo che “sottrae” agli impegni della giornata, diventa un atto di rivendicazione della proprietà sul proprio tempo.
Queste alcune delle motivazioni, ma non solo, alcune persone tendono a fare tardi per guadagnarsi l’attenzione dei presenti. State ben certi che semmai doveste far tardi a una riunione di lavoro gli occhi saranno sicuramente puntati tutti su di voi. Per altre persone è invece un modo di mettere alla prova amici e parenti. “Chissà se mi aspettano” “Se ci tengono a me a tal punto da aspettarmi”, un modo per avere la conferma dei sentimenti altrui.
In alcuni casi, poi, il concetto di ritardo si fonde con quello di procrastinazione. Rimandare con la scusa dell’essere in ritardo appare cosa molto facile per chi non ha proprio voglia di fare una particolare cosa.
Secondo gli studiosi, le motivazioni possono variare da soggetto a soggetto analizzato, dunque, è bene fare un minimo di introspezione e di verifica dei propri stati d’animo per comprendere davvero sino in fondo qual è la reale insofferenza che porta a essere sempre in ritardo.
Ma non disperate, oltre l’introspezione c’è di più, ci si può allenare a “diventare puntuali” e per farlo alcuni consigli pratici potrebbero tornare utili allo scopo:
· Analisi dei Contro: è importante annotare tutti gli inconvenienti o gli screzi che la mancanza di puntualità vi ha provocato: litigi con il/la partner, appuntamenti rimandati, richiami sul luogo di lavoro, etc.
· Pensare agli altri: provate a pensare che quando fate aspettare qualcuno è come dirgli a viso aperto “Non ho considerazione di te e del tuo tempo” e iniziate a pensare che la puntualità potrebbe migliorare il rapporto con quella persona.
· Cronometrare il tempo: sperimentate l’orologio, iniziate a cronometrare il tempo reale che impiegate normalmente nello svolgimento delle vostre attività, ad esempio, per farvi una doccia o lavarvi i denti. Una volta fatto questo potrete organizzarvi con una sveglia evitando di sottostimare il tempo, cosa molto comune fra i ritardatari, se ad esempio impiegate 15 minuti per farvi una doccia, consideratene 25, vedrete che sarete puntualissimi e potrete prendere anche un bel caffè prima di entrare in ufficio.
· Anticipate qualche faccenda: preparate i vestiti per il giorno successivo, la borsa per il lavoro o quella per la palestra, insomma, non rimandate, così avrete sicuramente meno possibilità di far tardi.