(Adnkronos) – Lo tsunami generato della telefonata fake del duo comico russo di Vovan e Lexus fa saltare la prima ‘testa’ a Palazzo Chigi: il consigliere Francesco Talò “si è dimesso questa mattina”. La notizia arriva dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in persona, nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri che ha dato disco verde alla “riforma madre di tutte le riforme” (copyright Giorgia Meloni). La presidente del Consiglio illustra il disegno del premierato con cui punta a dare “stabilità al Paese”, si sofferma sul Piano Mattei, ma sa che le domande dei cronisti l’attendono al varco e che la porteranno a sviscerare la vicenda della trappola telefonica che le è stata tesa.
Telefonata fake: le prime dimissioni
Lei per prima vuol farlo – parlarne, chiarire – per far capire che sì, aveva inteso che in quella chiamata qualcosa non quadrava, tanto da chiedere lumi all’ufficio diplomatico. Eppure, nei 44 giorni trascorsi dalla fake call alla diffusione dell’audio, il suo alert non ha ricevuto alcuna risposta, tanto da farle dare per scontato che il suo fosse un timore privo di fondamento. Da qui, il mancato coinvolgimento dell’Intelligence. Un errore nell’errore dunque, troppo per passarci sopra.
“Ho avuto un dubbio verso la fine della telefonata – racconta Meloni -, soprattutto nella parte in cui sui è parlato del nazionalismo ucraino che è un tema tipico della propaganda russa. L’ho segnalato all’ufficio diplomatico: penso che lì ci sia stata una superficialità nel procedere ad una verifica”. Una superficialità che si è tradotta nel passo indietro di Talò mentre è già toto-nomi per la sua successione: in ascesa per il ruolo scoperto Fabrizio Bucci, che sta per terminare il suo mandato a Tirana.
Altre dimissioni in arrivo?
Tuttavia, secondo fonti interne all’ufficio diplomatico dove si è registrato l’erroraccio, alle dimissioni di Talò ora potrebbe seguirne altre: quelle di Lucia Pasqualini, la diplomatica che si occupa delle relazioni con l’Africa che avrebbe dovuto ‘vigilare’ sulla telefonata con il sedicente presidente della commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki. Per Meloni, raccontano fonti vicine alla premier, il caso è comunque chiuso: “Talò si è dimesso, per noi finisce qui”, viene assicurato. Ma non la pensano così al terzo piano di Palazzo Chigi, nell’ufficio investito dalla telefonata burla dove, al momento, non si escludono nuovi colpi di scena.
E dove forte è la convinzione che dietro l’errore ci sia stato anche un problema di comunicazione con la segreteria particolare della premier. Intanto esce di scena Talò, che sarebbe andato in pensione il prossimo 28 febbraio: ieri l’ultima missione a Bletchley Park, silente ma già consapevole dal primo giorno della piega che avrebbe preso la vicenda.
Le dimissioni del consigliere diplomatico sono state per Meloni “un gesto di responsabilità. Di queste telefonate ne abbiamo fatte almeno 80 e mi dispiace che in questo inciampo sia messo in discussione ciò che è stato fatto. Ringrazio lui e l’ufficio diplomatico”. Detto ciò, se “io se ricevo una telefonata dall’ufficio del consigliere diplomatico la devo dare per buona…”. E così è stato per buona parte della conversazione.
Parti tagliate?
In quei 13 minuti diffusi dal ‘diabolico’ duo -ce ne sarebbero altri 17, ma ‘sforbiciati’ da Vovan e Lexus – “ho ribadito le posizione che sostengo anche pubblicamente”, rivendica con piglio deciso la premier, nonostante il pasticcio nella fake call “viene ribadita e confermata la coerenza del governo nelle decisioni di politica estera”. Sull’Ucraina, in particolare, “ci siamo assunti la responsabilità di una posizione chiarissima, e forse anche per questo che telefonano a noi. Essere consapevoli della stanchezza” che il conflitto ucraino genera nell’opinione pubblica “non vuol dire non credere nella vittoria dell’Ucraina. Noi ci crediamo e continuano a fare quello che possiamo per dare una mano”, assicura.
“Il fatto poi che la finta telefonata sia stata rilanciata per prima da canali che alimentano la propaganda russa qualche domanda” sulla natura della chiamata stessa e sui rischi di una guerra ibrida “dovrebbe indurla, anche a chi sta facendo da megafono a questi comici”, ‘bacchetta’ la premier. “È ovvio che se le cose stessero così, cioè che siamo stati oggetti di disinformazione per le posizioni che abbiamo a livello internazionale, “è ovvio” che “mi dispiace” se c’è chi in Italia si presta a fare da cassa di risonanza. Intanto si muovono le pedine per il dopo Talò, nonostante a Palazzo Chigi si assicuri il contrario, ovvero che sia “ancora prematuro parlarne”.
Ma il capo dell’ufficio diplomatico, un passato da ambasciatore alla Nato e in Israele, sarebbe andato in pensione tra 4 mesi, quindi qualche rumors rimbalza già da tempo tra piazza Colonna e la Farnesina. Appare meno scontata, ad esempio, la successione di Luca Ferrari, attualmente ‘sherpa’ per il G7/G20, mentre salgono le quotazioni di Bucci, ormai prossimo a terminare il suo mandato a Tirana.
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