Oggi si pratica con strumentazioni elettroniche, rari sono i casi in cui venga ancora effettuato manualmente. Ci sono diversi tipi di tatoo, indelebili o che durano poche settimane, come quelli all’henné.
Già dai tempi di Erodoto si possono contare le prime esperienze di tatuaggi, intese come marcature del corpo. In molti testi dell’era greco – romana, infatti, ricorre la parola “stigma” che, per l’appunto, enfatizza pratiche di segnatura del corpo umano.
Non poche sono le figure pittoriche che attestano punizioni inflitte, in virtù delle quali, il marchio corporeo fungeva da emblema d’umiliazione. Diffusa anche la pratica del tatoo per il collocamento di un soggetto della comunità all’interno della stessa, come si rileva dalla letteratura etnografica, a distinzione dei nobili dal resto del popolo.
Il simbolismo del tatoo, insomma, ormai ridotto a semplice esternazione narcisistica, da sempre ha avuto rilevante importanza sociale.
Si pensi ad esempio al Moko, il tatuaggio facciale dei Maori, esso rappresentava il forte senso di appartenenza socioculturale a un particolare gruppo. Era un simbolo di identità costituiva, un vero e proprio timbro: quello degli uomini liberi e nobili. Rappresentava un percorso che si avviava alla pubertà e si concludeva al raggiungimento dell’età adulta: esso era il simbolo dell’avvenuta maturità e del completamento del percorso di crescita individuale.
Verso la metà dell’Ottocento il tatuaggio approda nel continente Europeo, attraverso una poco dignitosa “esposizione” di persone tatuate in veri e propri circhi e fiere. Ciò, ad opera di James Cook che nel 1769 di ritorno dalle isole a Sud del Pacifico trascrisse per la prima volta la parola “tattow” direttamente derivata dal termine indigeno tatu – tatau. Tatau rappresenta una onomatopea che deriva dal suono dei colpetti dati dal legno all’ago destinato ad effettuare la marcatura nella pelle. La parola importata divenne patrimonio del vocabolario inglese: tattoo.
La parola non fu l’unica cosa portata dal Pacifico in Inghilterra, Omai, un principe polinesiano accompagnò Cook in terra inglese. Il principe, dal corpo interamente tatuato, divenne il simbolo dell’uomo primitivo e fu dato in pasto al pubblico per pubblicizzare l’esibizione scenica della ritenuta superiorità europea.
Da qui iniziarono una serie di spettacoli paragonabili a dei veri e propri zoo umani: i freakshows. Le fiere raggiunsero la loro massima macabra espressione oltre oceano quando oggetto delle esposizioni divennero persone ritenute “fuori dal comune” per loro conformazione fisica (malformati, ipertricotici, glabri, etc.).
Sul finire del XIX secolo si diffuse, altresì, il fenomeno delle Circus Ladies, donne dal corpo interamente tatuate che si esibivano in pubblico. La prima fu Nora Hildebrandt che venne fatta esibire al Bunnell’s Museum di new York. A soli 22 anni già 365 tatuaggi. Il padre Martin Hildebrandt, un emigrante di origine tedesca preso in ostaggio nella guerra civile americana, praticò, durante la prigionia, un tatuaggio al giorno per un anno intero sul corpo della figlia.
Dopo poco Belle Irene, all’epoca Irene Woodward si proclamò l’originale signora tatuata. Irene guadagnò, al suo arrivo negli USA un articolo del famosissimo New York Times.
Le due donne, rappresentarono l’inizio di un’epoca, quella delle associazioni di donne tatuate per scelta che, dopo il 1891, anno dell’invenzione della macchina elettrica per tatuaggi, iniziarono a fare capolino.
Il tatuaggio diventò di li a poco segno di virilità e marchio da veri duri di alcune categorie di persone quali marinai, carcerati, prostitute, spogliarelliste pirati, soldati. Il tatoo rappresentava la vita da veri duri.
Verso l’ultima parte del XIX secolo, con l’avvento delle teorie positivistiche, il tatuaggio iniziò a diventare un elemento caratterizzante le categorie qualificate come socialmente pericolose. La cosa fu oggetto di studio di Lombroso, fondatore della criminologia, che, analizzando le abitudini dell’uomo e donna delinquenti, stabilì che essi presentavano alcune caratteristiche primordiali di animali e, pertanto, degli esseri primitivi. Tali elementi distintivi impedivano, a dire del criminologo, l’inserimento di queste categorie di individui nella società e, addirittura, favorivano il reiterarsi dei reati. Lo stesso Lombroso effettuò una raccolta di immagini, dati, su persone considerate appartenenti a tali categorie e di persone ritenute normali ma tatuate.
Il tatoo cambia totalmente faccia negli anni sessanta, ad opera degli Hyppies. Diventa un simbolo contro la guerra del Vietnam e della lotta per i diritti civili. Nel contesto interno alla filosofia dell’ obiezione acquisisce un significato positivo, completamente rinnovato e differente.
All’inizio degli anni Settanta, invece, diviene simbolo della generazione Punk, contestualizzato nella filosofia della manipolazione del corpo tipica dello stile. In Inghilterra e in particolare a Londra, il tatoo acquisisce il significato di derisione della convenzione sociale negli anni delle grandi proteste e del movimento femminista. Diviene provocazione visibile contro le norme e la repressione sessuale femminista. Tatoo Revival è il movimento che diventa espressione polemica della volontà di affermarsi.
Se parliamo di tatuaggio in Occidente dobbiamo sicuramente citare il movimento del neo tribalismo e dei Modern Primitives del quale Fakir Musfar risulta essere uno dei principali esponenti. Musfar sin dall’inizio rivisitava in chiave moderna le pratiche tradizionali dei nativi americani, non soltanto attraverso il tatuaggio ma anche attraverso costrizioni del giro vita o ganci per sospendersi in aria.
Ma il tatoo, finalmente, si sdogana da tutte le accezioni sia positive che negative soltanto all’inizio degli anni Ottanta. Entra a pieni voti nella società e nel mercato, con la mercificazione che ne deriva.
Acquistare un tatuaggio, oggi è diventato come comperare un paio di jeans o qualsiasi altro accessorio. Si esce da quelle che sono le marcature, segnature e significati sociali legati allo stesso e si entra in un mondo di individualismo pur sempre simbolico.
C’è chi si tatua i nomi dei figli, un disegno indefinito, una rosa, un anello. Libertà alla fantasia, insomma.
Ci sono molte curiosità che forse non conosciamo sul mondo del tatoo. Pensate che durante l’elaborazione di un tatuaggio la pelle viene punta fra le 50 e le 3000 volte al minuto a seconda se il lavoro venga effettuato a mano o mediante l’ausilio di macchinari elettrici.
Almeno il 15% degli adulti è tatuato, ma i dati dimostrano che sono i più giovani ad esserne maggiormente attratti, almeno il 30% decide di tatuarsi. In America 4 adulti su 10 hanno almeno un tatuaggio e considerate che nel 2012 le donne hanno superato gli uomini.
Alcuni lo fanno per soldi, come Kimberly Smith che ha lanciato la moda dei tatuaggi pubblicitari. Nel 2005 si è fatta tatuare sulla fronte il nome di un casinò on line, a sua detta, per saldare le rette scolastiche dei figli.
Dal 1961 al 1997 a New York fra le leggi meno rispettate d’America c’era quella dello Stato di New York che proibiva i tatoo. Da un estremo all’altro se pensiamo che, sempre a New York, il famoso tatuatore Scot Campbell arriva a stabilire un prezzo di mille dollari l’ora, ovviamente, la maggior parte dei suoi clienti sono dei vip come Sting o Courtney Love che sono stati “dipinti” da Campbell.
Vi sembrerà strano, ma molti erano i personaggi di stato tatuati, Winston Churchill, Franklyn Delano Roosvelt, George Shultz ( segretario di stato durante la presidenza di Reagan). Pensate che Churchill aveva un tatuaggio a forma di ancora.
Parlando di ancore, per i marinai, il tatoo talvolta rappresenta i luoghi visitati, ad esempio, se un marinaio ha un drago dipinto sulla pelle vuol dire che è stato in Cina, o se una tartaruga vuol dire che è stato all’Equatore.
L’uomo più tatuato al mondo secondo il Guinness dei Primati è Lucky Diamond Rich, oggi è totalmente dipinto con oltre mille ore di lavoro. Molte delle persone tatuate si stancano e richiedono l’eliminazione del tatoo. Eliminare un tatuaggio è molto doloroso e, talvolta, i risultati non sono quelli attesi. Considerate, che pigmenti quali il nero o il blu si eliminano facilmente, diversamente dai pigmenti come il rosso, verde , giallo e bianco che risultano più complessi da eliminare e talvolta restano latenti sotto pelle.
A tal proposito abbiamo chiesto ad un ragazzo tatuato dove era più indicato farsi un tatoo e candidamente ci ha risposto, dove non lo vedi continuamente così non ti stanchi.