C’è molta preoccupazione per le notizie che stanno circolando in queste ore riguardo l’Imposta di Soggiorno. Quello che stiamo sentendo in queste ore e che speriamo venga smentito mi pare non tenga conto che la nostra offerta turistica è di fatto esposta ad una fortissima concorrenza internazionale – dichiara Giorgio Palmucci, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
Vorrei ricordare che a Parigi l’imposta di soggiorno è pari a 1,5 euro, mentre Berlino ne prevede solo 1 a fronte delle ipotesi delle ultime ore che parlano di 7 euro nel nostro Paese. Pensare di introdurla in molti più comuni italiani e di incrementare ulteriormente un’imposta, che è già di gran lunga più alta rispetto i nostri diretti competitors, mi sembra quanto meno miope.
Voglio anche ricordare che in questi anni, malgrado le tante assicurazioni ricevute, la maggior parte del gettito – se non tutto – è finito a “tappare i buchi” delle amministrazioni locali non rendendola almeno una tassa di scopo!
Nulla o quasi è tornato a favore della competitività di un settore che pure – mi preme ricordarlo – offre lavoro e occupazione a tanti giovani. Il carico dell’Imposta di Soggiorno grava in via pressoché esclusiva sulle aziende alberghiere mentre le altre realtà coinvolte nel fenomeno della ricettività turistica – come le strutture extralberghiere, ed oggi anche gli “affitti brevi” – di fatto concorrono molto poco all’incremento del gettito o sono addirittura del tutto esentate.
Considerando un solo euro o anche meno per ciascun ospite che soggiorna nel nostro paese attraverso queste tipologie di ricettivo, il gettito complessivo ricavabile risulterebbe estremamente elevato. Diversamente l’esecutivo sembrerebbe intenzionato ad una ulteriore stretta sul versamento – conclude il Presidente Palmucci.
Un intervento diretto ancora una volta contro le strutture alberghiere che già oggi svolgono, di fatto per l’amministrazione locale e senza alcuna remunerazione, l’attività di agente riscossore.