Salviamo i nostri mari dalla plastica, è l’accorato appello del direttore generale di Legambiente Stefano di Marco in occasione della presentazione a Venezia in Canal Grande dell’opera di Helidon Xhixha e Jack Braglia “The Twin Bottles: Message in a bottle” . Stefano di Marco ha presentato il progetto Tartalove, lanciato qualche anno fa, una raccolta fondi che si propone di raccogliere denaro per aiutare le tartarughe marine, una specie altamente in pericolo, minacciate da una serie di fattori riconducibili all’uomo tra cui la pesca tradizionale (si tratta di catture accidentali), il traffico nautico e l’inquinamento da materiale plastico. Al di là dell’impegno concreto che i due artisti hanno dimostrato sostenendo la campagna, è molto importante il messaggio che i due artisti hanno dato con la loro opera d’arte. Serve molto informare e sensibilizzare il grande pubblico attraverso la comunicazione non convenzionale come queste opere d’arte per sensibilizzare al problema diceStefano di Marco. Considerate che in1 secondo 33.00 bottiglie di plastica finiscono nel Mediterraneo; in 1 ora, se le mettiamo una di fianco all’altra, idealmente, fanno il percorso terra-luna. La plastica arriva sulle nostre tavole perché le microplastiche vengono mangiate dai pesci. Ci dobbiamo impegnare tutti quanti per consumare meno e consumare meglio.
Abbiamo approfittato del direttore di Legambiente per fargli alcune domande proprio in merito alla parte che ognuno dovrebbe fare per limitare il danno ambientale provocato dalla plastica.
Tutti noi siamo quotidianamente sensibilizzati a fare la nostra parte, ma le istituzioni, gli imprenditori e le associazioni la fanno?
C’è un lavoro che devono fare le istituzioni e un lavoro che devono fare gli imprenditori. Ad esempio, tutti quelli che producono materiali plastici dovrebbero cercare di semplificare il packaging. C’è plastica dappertutto, qualsiasi cosa compriamo è avvolta sempre in più plastica, però per fortuna la tendenza è quella di diminuirla. Lo vediamo anche nel bio, che prima era relegato in qualche angolo del supermercato e oggi invece è in bella vista con reparti ampi e segnalati. Per quanto riguarda gli imprenditori, chi produce quel tipo di materiale cioè la chimica, si deve orientare verso una chimica verde, se non altro deve impegnarsi a produrre delle nuove sostanze che contengono meno plastiche e che hanno dei tempi di degradazione molto più brevi. Considerate che una bottiglia resta in acqua per 500 anni…
E le istituzioni? Che misure stanno adottando per rallentare il fenomeno dell’inquinamento da plastica?
Quando cominceremo a registrare una serie di patologie sempre più diffuse allora ci si comincerà ad interrogare. Purtroppo i tempi di reazione sono troppo lunghi rispetto a quelle che sono le necessità per arrivare anche alle istituzioni. Cioè le istituzioni si muovono, ma con i loro tempi che a volte sono geologici. Consideri che fino a poco tempo fa (ora è passata la normativa), un pescatore che pescava nelle sue reti la plastica non la poteva buttare a terra perché era considerata un rifiuto speciale e allora che faceva? La rigettava in mare… IL nostro lavoro quindi è anche quello di fare attività di lobbying per cercare di migliorare la normativa. Oggi grazie anche al nostro intervento il pescatore non la getta più in mare ma la plastica che pesca la porta a terra per il giusto riciclo.
Secondo lei come ci si sta muovendo? Stiamo andando nella direzione giusta?
La mia percezione è che va un po’ meglio ma non procediamo con la velocità giusta. A prescindere dalla istituzioni credo che il cambiamento lo dobbiamo fare anche noi. Con mia profonda gioia ho notato in un supermercato che tra gli scaffali c’era una bottiglia di tè in vetro. Anche il lavoro che stiamo facendo con le aziende è importante. Molte ci cercano per fare delle operazioni che li portano ad incidere sulla propria filiera di produzione in modo da inquinare meno. E un lavoro lungo, ma dobbiamo impegnarci tutti.
Gli artisti Helidon Xhixha e Jack Braglia sono stati i protagonisti a Manfredonia della liberazione di due tartarughe che oggi portano i loro nomi. Hanno aderito al progetto Tartalove e contribuiranno per un anno a sovvenzionare le cure delle due tartarughe adottate. Molte tartarughe, dice Stefano di Marco, ingeriscono sacchetti plastica che spesso vengono scambiati per delle meduse che sono l’alimento di cui si nutrono abitualmente. Le due tartarughe adottate da Helidon e Jack, erano state catturate accidentalmente, ma quando sono state portate al centro per il check up ci siamo resi conto che avevano problemi di galleggiamento cioè la plastica non gli consentiva di immergersi; questo è un grosso problema perché non possono più alimentarsi. E’ fondamentale quindi per noi il sostegno di tutti quelli che ci vogliono aiutare a recuperare questi animali. Noi abbiamo 3 centri di recupero in Italia, uno nel Parco della Maremma, un altro nel Parco del Gargano e un altro, aperto recentemente, nel Parco del Cilento. Qui recuperiamo gli animali che poi restituiamo al mare.