Oltre 18mila pratiche di pensioni da rimandare all’Inps. Questo il primo gesto che Cgil Cisl Uil, Acli e i patronati del Cepa hanno deciso di mettere in campo se passasse la legge sull’ulteriore taglio ai patronati.
Taglio di 28 milioni di euro che si va ad aggiungere ai 35 milioni già decurtati lo scorso anno e all’abbassamento dell’aliquota a carico del contribuente.
Tagli che porteranno alla chiusura di almeno metà delle sedi nel Lazio e al licenziamento di metà del personale – commentano i segretari generali di Cgil Cisl e Uil del Lazio, Claudio Di Berardino, Andrea Cuccello e Alberto Civica – e, di conseguenza, a un drastico taglio dei servizi offerti all’utenza.
Non si comprende perché siano sempre i cittadini a doverci rimettere, perché di questo si tratta.
Se i patronati avranno la metà dei dipendenti e delle sedi, potranno seguire molte meno pratiche rispetto ad oggi. Ciò porterà ad un ulteriore intasamento dell’Inps e a un rallentamento biblico di tutte le procedure.
E’ così che il Governo intende tutelare i cittadini? Soprattutto le fasce deboli della società? I patronati sono un punto di riferimento costante per pensionati, disoccupati, immigrati del nostro Paese. Persone che senza l’intermediazione e la consulenza dei patronati avranno meno possibilità di far valere i propri diritti, smarrendosi nel marasma della burocrazia.
Basti pensare ad esempio che attualmente l’Inps ha circa 22 mila pratiche di disoccupazione in giacenza. E se dalla prossima settimana si aggiungeranno le 18 mila di pensioni quanto attenderanno i cittadini? Per non parlare di tutte le pratiche di disoccupazione o assistenziali che i patronati svolgono quotidianamente e che diminuirebbero bruscamente.