Tà-kài-Tà (Questo e Quello in greco antico) , non un racconto della vicenda artistica e umana di Eduardo, bensì una ri-scrittura “per frammenti” operata e condotta da Enzo Moscato, profondo conoscitore del maestro e del suo universo che, inoltre, rende un omaggio originale alla figura di Luisa De Filippo, secondogenita di Eduardo, morta bambina alla fine degli anni 50, simbolo e metafora, per Moscato, che sempre pone al centro della propria drammaturgia la contraddittoria realtà partenopea, di quel breve vento di rinnovamento che carezzò Napoli nel dopoguerra.
Tà-kai-tà, “questo e quello”, è il titolo del film che Eduardo De Filippo avrebbe voluto girare con Pier Paolo Pasolini, se non fosse stato ucciso nove anni prima della morte dello stesso De Filippo. Eduardo era questo e quello, un uomo buono ma non buonista, esigente verso la propria famiglia ma anche verso se stesso e i suoi collaboratori.
Enzo Moscato racconta la storia di Eduardo superando tradizionali agiografie, e affidandosi ad una costruzione per frammenti, perché è in fondo l’unico modo possibile per rievocare il genio di De Filippo. Lo stesso Pasolini è più volte menzionato.
In scena Isa Danieli (Luisa De Filippo) e lo stesso Moscato, che danno voce e corpo al femminile e al maschile del più grande drammaturgo napoletano, la genuinità e lo stereotipo. Isa Danieli è precisa, memoria storica di un teatro che non esiste più, e si presta al gioco del ricordo tornando, per un attimo, giovane. Una teca-tavolo al centro della scena ospita e mostra il corpo di Luisa, a cui Eduardo si rivolge, finché d’un tratto viene rivelato al pubblico, così come accadeva in “Compleanno” con la sedia di Annibale Ruccello. In quella teca non solo un corpo ma il dolore di un padre e tutti i segreti di un uomo che ha dedicato la sua vita all’arte del teatro. La messa in scena appartiene a quel rituale a cui ci ha abituato Moscato, esasperato e straordinario, e qui appare fuori contesto: la teca, i due leggii, le sedie…troppo spesso coprono e ostacolano gli attori che, di conseguenza mostrano i limiti del teatro di rappresentazione.