Palazzo Mazzetti (Corso Vittorio Alfieri 357, Asti) ospita la mostra “Sutherland-Vangi. Un alto dialogo tra pittura e scultura“, a cura di Francesco Poli.
L’esposizione, promossa da Fondazione Palazzo Mazzetti e Città di Asti, con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, è realizzata con il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Asti.
La Fondazione Palazzo Mazzetti ha portato nell’antica residenza settecentesca di Asti un evento espositivo che presenta, in un dialogo stimolante, opere dipinte e opere plastiche modellate.
Alla base di questo progetto che dedica, in contemporanea, due mostre antologiche a Graham Sutherland (1903-1980), protagonista della scena artistica britannica, e a Giuliano Vangi, tra i più grandi scultori figurativi della nostra epoca, c’è la stretta amicizia del collezionista torinese Gianni Tinto con l’artista toscano e l’ammirazione condivisa per Sutherland.
Graham Sutherland arriva al successo internazionale a partire dal secondo dopoguerra.
La sua figurazione carica di profonde impressioni naturalistiche con inquietanti valenze esistenziali, caratterizzata da surreali suggestioni biomorfiche e meccanomorfiche, influenza molto giovani artisti, confrontandosi dialetticamente anche con le tendenze informali degli anni ’50.
Dopo l’esplosione delle neoavanguardie degli anni ’60/70 e la svolta postmoderna dei decenni successivi, la qualità formale, espressiva e visionaria della sua pittura ha continuato a mantenere intatto il suo autentico fascino.
Alla base dell’intensa visione poetica della natura di Sutherland ci sono due fondamentali componenti culturali: da un lato quella storica, legata all’estetica romantica e alla grande tradizione del paesaggismo inglese e in genere nordico, e dall’altro lato quella moderna d’avanguardia del biomorfismo metamorfico di matrice surrealista.
L’autoritratto dell’artista (di cui esiste solo una versione alla National Portrait Gallery di Londra) inaugura il percorso della mostra.
In una recente intervista, Giuliano Vangi ha dichiarato: «L’uomo di oggi e la sua lotta contro un mondo ostile resta comunque il tema fondamentale della mia opera, tutto il resto m’interessa poco. Voglio raccontare i suoi conflitti interiori e i problemi che affronta a livello sociale, solo così sento di essere a posto con la mia coscienza: aver ‘raccontato’ qualcosa che riguarda tutti gli uomini e non essermi limitato alle mie piccole gioie o dolori personali».
La mostra antologica a Palazzo Mazzetti presenta, con un’attenta regia allestitiva, ventisei sculture di varia grandezza realizzate negli ultimi decenni, accompagnate da una decina di grandi disegni di studio; opere che documentano in tutte le sue complesse sfaccettature (esistenziali, aggressive, drammatiche, stranianti, enigmatiche, suggestive, seducenti) la singolare trasformazione delle figure umane in organismi plastici, dotati di una intensa vitalità estetica essenzialmente legata alla capacità dell’artista di controllare e far fluire nelle forme statuarie l’espressività primaria dei materiali costitutivi.