Un frammento di ‘spazzatura spaziale’ che ha particolarmente destato l’attenzione degli addetti ai lavori ha fatto ritorno oggi sulla Terra. L’impatto è avvenuto nell’Oceano Indiano a circa un centinaio di km dalle coste meridionali dello Sri Lanka.
Stiamo parlando del detrito designato con il nome in codice di WT1190F, le cui caratteristiche peculiari fanno pensare che si tratti di un relitto di una missione lunare. L’oggetto è stato individuato dal team del Catalina Sky Survey, un progetto di ricerca che fa capo al Lunar and Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona ed è mirato alla ricerca di comete, asteroidi e Near Earth Objects (NEO), la cui orbita possa avvicinarsi a quella della Terra. Gli scienziati hanno messo a fuoco WT1190F ai primi dello scorso mese di ottobre, ma lo avevano già osservato due volte nel 2013 e con i dati di queste precedenti osservazioni hanno potuto iniziare a costruire un profilo del detrito. WT1190F è stato costantemente monitorato anche dal NEO Coordination Centre dell’ESA, il centro che a livello europeo coordina le attività di monitoraggio dei NEO.
L’analisi dei dati ha consentito sia di seguire la traiettoria di WT1190F con una buona accuratezza, sia di determinare la natura dell’oggetto. Il detrito, infatti, ha percorso un’orbita particolarmente eccentrica ed è caratterizzato da una densità molto bassa. Proprio questo elemento ha indotto gli studiosi a ritenerlo un manufatto umano, un oggetto cavo come, ad esempio, il residuo dello stadio di un lanciatore che potrebbe essere un ‘souvenir’ di una storica missione lunare.
Un gruppo di ricercatori italiani, sotto la guida di Alberto Buzzoni dell’INAF -Osservatorio Astronomico di Bologna ha utilizzato il telescopio Cassini di Loiano, sull’Appennino tosco-emiliano, per seguire il viaggio di WT1190F.
L’attività del team italiano ha contribuito, tra l’altro, a fornire suggerimenti sull’origine dell’oggetto, le cui dimensioni erano piuttosto ridotte, al massimo un paio di metri di diametro. Buzzoni e il suo gruppo ipotizzano che possa essere un frammento della missione Apollo 10, addirittura del modulo ‘Snoopy’. Avviata nel maggio del 1969, questa missione aveva lo scopo di provare la manovra di allunaggio appunto con Snoopy che, dopo aver svolto il suo compito, non fu fatto rientrare in maniera controllata ma fu invece collocato in un’orbita solare. Di Snoopy, dopo che si esaurirono le batterie per le comunicazioni, si persero le tracce.
Tuttavia, informazioni più precise sull’identità del frammento saranno disponibili soltanto quando i team scientifici della NASA e dell’ESA impegnati a monitorare il percorso di WT1190F renderanno noti i risultati dell’analisi della scia luminosa lasciata dal detrito. Il relitto ha certamente suscitato curiosità per l’eventualità di essere un cimelio di una missione storica, ma per gli studiosi del delicato settore dello ‘space debris’ il rientro di WT1190F rappresenta un’importante opportunità di studio sia per predisporre modelli di rientro di oggetti spaziali con un’orbita particolarmente eccentrica, sia per testare le procedure da seguire in casi che presentino uno scenario simile