“Sulla schiena del cielo” è l’ultimo romanzo di Alfredo Carosella (Edizioni della Sera), architetto e scrittore giunto alla sua quarta pubblicazione dopo “Sono nato quando mi hai preso in braccio”; “Appuntamento in un non luogo” (3° premio al concorso Alberoandronico 2015); “La finestra sulla riva del mondo”, Menzione di merito al Premio Castello di Prata Sannita “L’iguana”, 2016; e numerosi racconti vincitori di premi.
Protagonista del romanzo è l’architetto Maurizio Miceli – detto Mizio – tornato a vivere a casa dell’anziana madre dopo aver divorziato da Marta e aver perso anche il suo lavoro. Mizio decide di non lasciarsi abbattere dalle avversità della vita e di godere delle piccole cose che essa sa offrirle, un cielo stellato, la musica ascoltata sempre a tutto volume, il desiderio di rendersi utile agli altri.
I giorni trascorrono in modo ordinario, fino a quando la sua vita viene stravolta da un sogno che sembrava dimenticato e da una rivelazione che rimetterà in gioco le sue scelte. Sulla schiena del cielo (tra i cinque libri consigliati da Panorama.it per ottobre 2018) è un romanzo sull’assenza, quella di un padre, sul complesso rapporto padre-figlio e sulla difficile arte del crescere che comporta l’assunzione di responsabilità.
Carosella scrive per immagini e il “film” scorre nitido davanti agli occhi del lettore.
I personaggi entrano in punta di piedi nell’ immaginario di chi legge, accompagnati da una scrittura che vola perfetta e leggera, parola dopo parola, e pare non indugiare sulle pene dei nostri, “Quando siete felici fateci caso” Kurt Vonneghut – è la frase scelta dall’autore e che apre il libro.
Eppure nessuno lo è, felice, le vite dei personaggi paiono sospese o bloccate dall’assenza di piacere quotidiano dovuto, forse, al peso delle aspettative altrui, alla coscienza dei limiti propri, agli eventi imprevedibili e drammatici che irrompono nelle vite. Qui non c’è resa, ciascuno cerca la sua via d’uscita offrendo a se stesso o agli altri nuovi spiragli, accoglienza, redenzione o perdono.
«Occorre una grande fiducia per lasciarsi trasportare da qualcun altro. Servono la capacità di sapersi affidare e l’incoscienza del bimbo che si lancia tra le braccia del padre, sapendo che questi non lo lascerà cadere a terra.» (cit. dal libro)
Il romanzo è attraversato dalla personale colonna sonora del protagonista, la si potrebbe ascoltare leggendo, come a rimarcare la sua voglia di fuga dal reale. E noi ci ritroviamo a chiederci se Mizio sarà capace di riprendere in mano la sua vita, di proteggere e includere chi lo ha amato e cresciuto, perchè Il finale non ce lo dice. E quando mai la vita ci offre finali definitivi? Quanto a noi, probabilmente, cerchiamo le nostre di risposte.