“È ora di capire che una legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso dovrebbe garantire quelle persone, non i senatori cattolici”: all’indomani della ripresa dei lavori della Commissione Giustizia del Senato, Flavio Romani, presidente di Arcigay, commenta l’emendamento approvato che riscrive l’introduzione del testo di legge. “L’aspetto più avvilente del voto di ieri – spiega Romani – è che non si lavori per migliorare la legge ma per tranquillizzare una parte di partito o di maggioranza.
Come già successe nel dibattito sul ddl contro l’omotransfobia alla Camera, ancora una volta la discussione non mira a migliorare l’efficacia di una norma nei confronti delle persone che quella norma dovrebbe tutelare, bensì a dare garanzie a chi quella norma non la vorrebbe dal principio. È indispensabile allora invertire questa prospettiva e tornare a far politica per rispondere ai bisogni delle persone non ai diktat dei potentati.
Non scopriamo oggi che l’uguaglianza formale tra coppie omo e eterosessuali resta fuori dal ddl Cirinnà e ci sembra quantomeno miope che il lavoro dell’aula si ponga come obiettivo di infierire su questo aspetto, producendo formulazioni ardite che generano legittime ondate di indignazione.
Sarebbe opportuno al contrario che il lavoro della Commissione Giustizia si concentrasse sulle diseguaglianze sostanziali gravi che il testo di legge Cirinnà contiene, specie in tema di genitorialità, con l’obiettivo di superarle e di fornire garanzie alle persone le cui vite quella legge andrà a regolare. Persone alle quali nessuno fino ad oggi è riuscito a dare alcuna garanzia credibile. Per cambiare verso, quindi, è urgente cominciare da qui”.