I recenti e numerosi scandali sulle vicende ambientali sono l’ennesima e probabilmente definitiva riprova del fatto che le questioni relative alla salvaguardia del mondo sono ritenute soccombenti nei confronti della competizione e del profitto.
Il punto è che, se è vero, come è vero, che le emissioni climalteranti sono la causa principale del surriscaldamento globale e che l’attuale complesso di norme vigenti non è sufficiente a mantenere tale innalzamento della temperatura al di sotto dei 2°C (stando all’IPCC, che è il massimo organismo intergovernativo sui mutamenti climatici), è altamente preoccupante che taluni ritengano di poter giocare su questi temi.
Se infatti dai mutamenti climatici estremi deriveranno, secondo il parere unanime degli scienziati, morti, carestie, guerre e migrazioni, queste conseguenze non potranno essere circoscritte ad alcune parti della terra, ma riguarderanno ognuno di noi, o direttamente ovvero indirettamente.
Se poi ragioniamo sul fatto che l’attuale schema normativo che impone dei limiti alle emissioni nei vari settori è insufficiente a determinare quella riduzione della temperatura terrestre necessaria ad evitare disastri naturali nei prossimi anni, comprendiamo anche che i comportamenti posti in essere e i mancati controlli (dolosi o colposi che siano) sono qualcosa da colpire con decisione per il bene di tutti.
In particolare sembra necessario un drastico intervento, in ogni settore, sul sistema dei controlli. Infatti, se da un lato c’è necessità, condivisa, di attuare controlli che non blocchino l’attività industriale, dall’altro il limite deve essere l’utilità e l’efficacia dei controlli stessi. Quindi è indispensabile, se vogliamo essere seri e consequenziali, rivedere in profondità tutti i sistemi di controllo e i soggetti preposti a tale funzione, in modo da rendere gli obblighi uguali per tutti e i prodotti equiparabili.
La soluzione più efficace è quella di una regolamentazione dei regimi fiscali che bilanci, quantificandoli e internalizzandoli, i costi esterni di ogni prodotto sulla base della cosiddetta impronta ambientale lasciata.
Questo, ovviamente, può essere fatto in un contesto internazionale di individuazione condivisa degli obiettivi ambientali da perseguire e degli strumenti necessari. Così facendo si potrà finalmente arrivare ad avere un insieme di strumenti condivisi e obiettivi efficaci che, tuttavia, saranno tali solo ed esclusivamente in un quadro di controlli seri, terzi e non eludibili.
fonte: ANEV