Per effetto dei cambiamenti climatici la coltivazione dell’ulivo in Italia è arrivata a ridosso delle Alpi dove la presenza della vite è a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati del rapporto del Wwf Italia secondo il quale la superficie dei ghiacciai sulle Alpi si è ridotta del 40% in poco più di 50 anni, passando dai 519 km quadrati del 1962 agli attuali 368 km. Negli ultimi dieci anni – spiega la Coldiretti – la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno.
La nuova frontiera alpina dell’olio, oltre il 46esimo parallelo, è monitorata dai tecnici della Coldiretti, che sempre più spesso si sentono chiedere dagli agricoltori di inserire nel proprio fascicolo aziendale i terreni a uliveto. Ma il cambiamento climatico si fa sentire sulla distribuzione delle coltivazioni in tutta la penisola. Nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee.
Una situazione che – rileva la Coldiretti – ha avuto effetti straordinari in Sicilia dove si coltivano i primi avocado Made in Italy, frutto tipicamente tropicale, a Giarre ai piedi dell’Etna mentre a Palermo si riescono addirittura produrre le prime banane nostrane. Gli effetti si estendono però anche ai prodotti tipici. Il riscaldamento provoca infatti anche – precisa la Coldiretti – il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini.
Una situazione che di fatto – continua la Coldiretti – mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani. Una sfida che mette alla prova la capacità dell’agricoltura di trovare l’innovazione nella tradizione, cercando di ottenere il meglio dai mutamenti economici e climatici.