Stupri di gruppo: gli ultimi due episodi gravissimi di Palermo e Caivano hanno fatto ritornare alla ribalta uno degli atti più abietti che un essere umano possa commettere a danno di un proprio simile. Non ci sono parole per descrivere quanto sgomento abbia procurato ad ognuno di noi leggere le scelleratezze commesse a danno delle vittime dei due episodi.
Il dibattito che ne è scaturito lascia, però, trasparire tutte le incongruenze e tutti i pregiudizi che ancora oggi permeano la nostra società. Le reazioni oscillano fra gli estremi del classico “si…però” riferito alla vittima all’altrettanto classica richiesta di giustizia sommaria per i carnefici. Tanto di processo mediatico aperto e chiuso nel volgere di un batter d’ali. Unica preoccupazione di individuare il primo albero idoneo ad eseguire la condanna capitale.
Su questi stupri di gruppo di certo non fanno mancare di far sentire la loro voce tutte le pseudo associazioni “vetero-femministe” della domenica. I loro strali lanciati con odio contro i maschi e contro l’ormai tristemente famoso “patriarcato” che tanti danni ha fatto. Piccolo particolare: loro lo sostituirebbero un altrettanto poco rassicurante “matriarcato”.
Di colpo vittime e carnefici vengono trasfigurati. Diventano protagonisti ed antagonisti in un «feulletton» di quarta categoria in cui la parola giustizia non alberga e che si deve concludere con il più classico «coupe de theatre» granguignolesco!
Intervista a cura di Serena Bonvisio
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