L’informazione ci viene fornita da un professore del Boston College, Peter Gray, il quale sostiene che l’abilità di fronteggiare lo stress risulta essere diminuita per gli studenti moderni. Questo, poiché sono moltissimi, i giovani che si rivolgono a professionisti per chiedere consigli, spesso relativi a cose gestibili anche in maniera autonoma come un semplice litigio con un coinquilino. Informazioni, che vengono fuori dal dialogo con i servizi di assistenza psicologica riservata agli studenti, per lo più americani, attraverso i quali si scoprono i loro bisogni e i motivi che li portano alla richiesta del parere esperto.
Sembrerebbe che i giovani di oggi siano letteralmente ossessionati dai voti accademici, che sia il voto del diploma o della laurea non importa, poiché quella votazione agli occhi dello studente appare come la conditio sine qua non del successo lavorativo. Sembrerebbe che la visione del mondo dei giovani studenti sia inquadrabile in due macro categorie: il successo glorioso o il grosso fallimento.
Questo ragionamento potrebbe essere letto, talvolta, in maniera positivistica come una spinta verso il successo, verso il voler fare qualcosa in più ma qui casca l’asino. La maturità dello studente moderno non riesce a spiccare il volo, ogni qual volta si presenti un voto accademico negativo, si “scarica il barile”, il professore è troppo severo, gli esami sono troppi e le sessioni sempre troppo vicine, i programmi sono maestosi. Insomma, non è mai colpa dello studente.
La scusa fa bene all’autostima ma non permette lo sviluppo del senso di responsabilità e quindi ai ragazzi di diventare adulti. Questo processo di de- responsabilizzazione, a lungo andare, porta manifestazioni depressive e dipendenza dagli altri oltre che una scarsa progettualità. Lo studente tende a seguire il resto dei coetanei in maniera automatica non ponendosi più degli obiettivi precisi.
Questa scarsa resilienza degli studenti interferisce non poco con il lavoro e lo scopo dell’istruzione. I ragazzi meno resilienti, infatti, sono quelli che si appoggiano di più agli insegnanti, si aspettano di essere seguiti nel percorso educativo ben oltre la competenza stessa dell’educatore, pretendono che ogni differenza fra studenti sia magicamente eliminata o non considerata, poiché, proprio la competizione rappresenta motivo di ansie.
Questo tipo di atteggiamento compromette la crescita personale in quanto per paura di fallire lo studente non azzarderà o lo farà soltanto se sicuro del risultato. Il fatto di dipendere sempre dagli educatori, inoltre, produce non poca frustrazione, specie quando un professore non si rende disponibile immediatamente. E’ molto facile, specialmente nella realtà universitaria, che un professore non risponda subitaneamente a una mail, questa potrebbe rappresentare una delle situazioni stressanti per lo studente che nel proprio immaginario pensa che nella carriera non debba verificarsi alcun errore.
Il dato di fatto è che in questo periodo storico gli studenti e, spesso anche i genitori, pretendono che gli educatori scolastici vadano ben oltre la propria competenza. Quasi un voler attribuire alla figura del professore quella di un educatore a tutto tondo, ovviamente, non si considera che esiste una sottile divisione fra la professionalità della materia insegnata e il mestiere di educatore.
E’ giusto che un professore non si spinga oltre una certa soglia, questo, per mantenere una certa professionalità. Questo atteggiamento potrebbe essere considerato il diretto discendente del benessere che contamina la vita sociale, quella accademica compresa, è talmente grande la considerazione che i genitori trasmettono ai figli che per questi non è ammissibile alcun errore, nemmeno nello studio. E’ impossibile che una persona così in gamba possa sbagliare. Atteggiamenti per lo più verificati negli Usa che, tuttavia, si diffondono anche sul suolo Europeo.