Bisogna tuttavia fare una distinzione tra eustress (letteralmente “stress buono”) e distress (stress cronico). Lo stress, in quantità ridotte, ha il potere di attivarci a livello sia fisico che mentale, donandoci lo stimolo giusto per rispondere alle contingenze esterne e per affrontare e risolvere tempestivamente eventuali problematiche: viene così influenzata positivamente la nostra capacità di gestione del mantenimento di uno stato di benessere. Quello che invece è grave per la salute è lo stress cronico: l’attivazione di cui sopra diventa uno stato di allerta costante e, poiché l’organismo non è più capace di recuperare le sue abituali energie, gli rende di fatto impossibile uno stato di rilassamento e lo relega in una condizione di sostanziale ansia.
Quando possiamo cominciare a parlare di “stress cronico”?
Quando non si tratta più di uno stato passeggero di attivazione funzionale dell’organismo, ma di una condizione di stress che permane al di là delle reali esigenze esterne, e che produce, in tal modo, effetti estremamente dannosi di logoramento e di squilibrio dei normali funzionamenti fisiologici dell’organismo.