Una realtà in costante crescita, un settore che accoglie persone con alle spalle lavori di qualsiasi genere, dal musicista al broker, una nuova generazione di imprenditori che allestiscono veri e propri ristoranti su ruote: stiamo parlando del mondo dei food truck, che negli ultimi mesi sta vivendo una forte crescita.
E, proprio in occasione di Expo, in Italia è stato lanciato il primo aggregatore di food truck italiani, Streeteat, fondato da Giuseppe Castronovo (CEO).
“Nella nostra app sono presenti solo food truck di qualità, selezionati – sottolinea Giuseppe – Attraverso un’accurata selezione, operata da professionisti, filtriamo i truck migliori e li proponiamo ai nostri utenti. Si tratta di realtà particolari, che propongono ad esempio la cucina tipica di una regione o delle rivisitazioni originali di piatti e che spesso coinvolgono anche degli chef professionisti. Abbiamo scelto di non riempire l’app di contenuti, ma di effettuare una selezione per puntare solo su attività di qualità.”
Il primo passo fuori dall’Italia, a Londra, e l’espansione in Europa entro il 2015
Ora, a soli pochi giorni dal lancio (che ha visto 4mila download dell’app iOS in meno di dieci giorni, senza alcun investimento pubblicitario), viene annunciato il primo passo anche in Europa, a Londra, dove a fine dicembre saranno mappati 20 truck selezionati.
“Guardando il panorama della nostra penisola, vediamo che i food truck sono arrivati a quota 300 e nei prossimi mesi è prevista un’ulteriore crescita – spiega Giuseppe – Partendo da questa considerazione, da un’analisi dettagliata e, complice anche una casualità, è nata l’idea di dare vita al progetto Streeteat. Si tratta, nello specifico, di un’applicazione (per iOS e Android) che geolocalizza i truck italiani e che a questo strumento affianca anche una serie di servizi che hanno lo scopo di supportare i nuovi imprenditori di questo settore nello sviluppo della loro idea di business. Questo modello, ovviamente, può essere esportato anche all’estero ed è questa la direzione che stiamo prendendo.
Inoltre, per quanto riguarda l’estero, stiamo selezionando dei partner in ogni Paese europeo, per creare una rete che sia in grado di espandere il modello che proponiamo”.
Dietro le quinte di StreeEat: la scintilla che ha dato vita al progetto
“Come spesso accade, tutto è partito da un incontro casuale e da una chiacchierata – continua Giuseppe – Da diverso tempo frequento un ristorante che si trova a pochi metri da casa mia e, una sera, dopo cena, parlando con lo chef, siamo arrivati a discutere dell’argomento Expo e food in generale. A questo punto, conoscendo anche il mio interesse verso i nuovi modelli imprenditoriali, mi ha proposto un incontro con un gruppo di imprenditori che stavano pensando di sviluppare un progetto legato al food truck.
Una volta conosciute queste persone, ho pensato da subito alla realizzazione di un progetto che avrebbe potuto supportarli nella creazione della loro attività, e analizzando il mercato mi stavo rendendo conto sempre di più che stavo operando in un settore in rapida crescita. Inoltre, mi stavo accorgendo che mancavano una serie di strumenti e di iniziative collegate a queste realtà, come ad esempio una mappatura di queste attività.
“Perché non geolocalizzare e aggregare in un’unica app tutti i truck italiani?”: la domanda è arrivata di conseguenza e non potevo lasciarla in sospeso.
Prendendo come esempio ciò che succede negli Stati Uniti, quindi, ho deciso di dare vita a Streeteat, con Daniele Carettoni, mio socio, che ha sposato da subito l’iniziativa.
Oggi siamo una società strutturata che vede un team di 10 persone, tra collaboratori interni ed esterni e ognuno di noi ha una specializzazione (marketing, social, ufficio stampa), per consentire all’azienda di svilupparsi in modo equilibrato. In tutto questo io mi occupo personalmente della parte di gestione e coordinamento delle attività, focalizzandomi sullo sviluppo del business, avendo già vissuto precedentemente esperienze imprenditoriali in prima persona.”
Geolocalizzazione, menù, attività e social
Attraverso l’app (che per l’utente è gratuita) gli utenti hanno la possibilità di vedere dove si trova il truck più vicino al punto in cui si trovano e di visionare una scheda dell’attività, con menù in italiano e in inglese, foto, descrizione e i contenuti che vengono pubblicati dal ristoratore sui social. L’utente, inoltre, ha possibilità di lasciare delle valutazioni riguardanti i vari truck e di scrivere delle recensioni.
“L’obiettivo principale (oltre all’espansione in cinque Paesi europei entro la fine del 2015) – prosegue Giuseppe – è coprire tutto il territorio nazionale italiano, anche se le aree principali sono Milano, Roma e Torino, e continuare ad ampliare i servizi collegati all’applicazione e rivolti proprio agli imprenditori che realizzano queste nuove attività. Per i truck, infatti, Streeteat rappresenta un nuovo canale di vendita innovativo.
La società, nello specifico, si occuperà di sviluppare il bacino di utenti di queste realtà, attraverso un’affiliazione che permette di entrare all’interno dell’applicazione. La presenza all’interno dell’app, però, si inserisce all’interno di un contesto più ampio, che vede Streeteat come un progetto che accompagna in ogni passo i nuovi imprenditori di questo settore. Molto importante, infatti, è consulenza che forniamo a chi desidera intraprendere un percorso imprenditoriale in questo campo (quando si decide di avviare un’attività di questo genere, bisogna rispondere a diverse domande, tra cui “Qual è il cibo più adatto in una determinata area?” “Qual è il pubblico che si andrà a colpire in una precisa zona geografica?” ed è necessario avere tra le mani uno studio di geomarketing, che consente di comprendere al meglio le aree territoriali in cui si va ad operare).
Inoltre, le partnership con alcuni tra i migliori allestitori e designer di interni specializzati sui truck, ci permettono di dare un ulteriore contributo allo sviluppo del business di queste attività.”
Franchising dei truck: scegliere i migliori format e farli crescere
“Un altro aspetto riguarda il nostro contributo ad aiutare i truck, qualora ci fossero le condizioni, a sviluppare una propria rete di franchising. In questo modo si realizza una dimensione aziendale più strutturata. Pensiamo, ad esempio, a quegli imprenditori che vogliono portare il business del proprio truck anche all’estero, in Europa: con i nostri servizi noi forniamo un supporto per aiutarli ad esportare il concetto del Made in Italy all’estero, proprio attraverso il modello dei truck.
Infine, il nostro team è strutturato anche dal punto di vista delle opportunità legate al catering: le aziende, attraverso Streeteat, in occasione di eventi aziendali o semplicemente per dare un altro servizio ai propri dipendenti, possono ordinare il proprio truck, indicando anche la tipologia di cucina desiderata.
Cerchiamo di rappresentare una realtà a 360° per quanto riguarda lo sviluppo di queste attività imprenditoriali nuove, cercando di realizzare dei percorsi coerenti, partendo proprio dall’applicazione che abbiamo sviluppato”
Le storie dei trucker
“Realizzando Streeteat, ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con diversi imprenditori che hanno scelto di abbracciare il settore dei truck e sono rimasto molto complito dalle storie di ognuno di loro. Storie che noi di Streeteat andremo a raccontare anche attraverso dei video – conclude Giuseppe – Tramite i nostri canali social, infatti, parleremo delle storie che caratterizzano queste attività e del “dietro le quinte” di questi truck. Dietro queste realtà, infatti, ci sono persone che si sono rimesse in gioco e che hanno cambiato radicalmente il loro percorso professionale e il loro stile di vita: dal musicista all’architetto, fino ad arrivare al broker.
Sono storie che rappresentano degli esempi di libertà, di cambiamento e di coraggio. Ma soprattutto di passione. E penso che riuscire a trasmettere questo elemento e questo mix di ingredienti sia fondamentale.
Il food truck, infatti, non rappresenta solo un ristorante su ruote, ma ognuno di questi “mezzi” ha una storia da raccontare e noi cercheremo di fare anche questo”.