La Fondazione Alberto Peruzzo è lieta di presentare presso la Casa dei Tre Oci a Venezia, Strati di tempo nella Chiesa di Sant’Agnese, il nuovo progetto fotografico di Marco Maria Zanin.
Marco Maria Zanin (Padova, 1983) è un artista e ricercatore che usa la fotografia come principale, ma non unico, mezzo espressivo: i suoi lavori sono un’immersione dentro a ciò che il tempo ha trasformato, la ricerca di un equilibrio e di una nuova strada verso il futuro che valorizzi il passaggio del tempo e le sue tracce; c’è l’attenzione per la tradizione, i segni dell’uomo e per gli strumenti con cui modifica l’ambiente e il territorio, dall’architettura agli utensili di ieri e di oggi. Con la fotografia cerca di ridare senso e contesto a queste stratificazioni nella società contemporanea: nelle sue opere passato e presente si sovrappongono, segni lievi e altamente poetici tracciano un nuovo percorso interpretativo fatto di spazi vuoti e silenzi, nel tentativo di allacciare e riallacciare legami che mettano sempre al centro l’uomo e il suo rapporto armonico con l’ambiente.
Per questi motivi la Fondazione Alberto Peruzzo ha deciso di affidare a Marco Maria Zanin un progetto fotografico che interpreti la presenza fisica e scenografica degli spazi vuoti della Chiesa di Sant’Agnese, da anni oggetto di complessi restauri e presto pronta all’apertura, diventando sede della Fondazione stessa e luogo per progetti di arte e cultura.
La Chiesa di Sant’Agnese a Padova, eretta in età anteriore al 1202, ex luogo sacro oggi sconsacrato, è una sorta di spazio scenico che, in più fasi della propria vita, ha visto avvicendarsi identità diverse: luogo di culto nel corso del Medioevo, nel Settecento la sua struttura è stata modificata per poi essere bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale – la canonica venne parzialmente distrutta e mai più restaurata –, e sconsacrata nel 1947, fino a essere venduta a privati che, dalla fine degli anni Quaranta, l’hanno trasformata in un’autofficina la cui attività cessò alla fine degli anni Ottanta, per essere poi definitivamente abbandonata.
Zanin è intervenuto all’interno dell’edificio nel corso del restauro, cercando di immortalare quei segni e frammenti da cui scaturiscono le storie e le vicende di Sant’ Agnese.
La mostra alla Casa dei Tre Oci espone 13 scatti di grande e medio formato ed è accompagnata da un testo critico di Enrico Gusella, che sottolinea come “… la fotografia, quale sistema narrativo, diventa per Zanin la dimensione visiva in cui i segni presenti – travi, frammenti, campanelli, rilievi, capitelli, mattoni, lunette, squarci – sono gli elementi cardine come esempio su cui ricostruire e ri-comporre il tutto… E i frammenti immortalati da Zanin diventano i capitoli di un’opera aperta, che si snoda attraverso rinvii e rimandi, forme e segni o di una battaglia sul campo – Sant’Agnese del resto di guerre ne ha viste molte, e da ultima si è ritrovata a essere deposito, officina, ricovero per oggetti mobili e in movimento: le auto da riparare. E leggere le fotografie di Zanin, lungo questa selezionata raccolta, è allora il modo per dare corpo a una storia, per individuare le fonti di un’archeologia contemporanea in discussione, in un’opera traversale dalla continua mutazione.”
E proprio sul frammento, o meglio sui frammenti, come sistema di segni – modo antico e archeologico di percepire e rappresentare le cose e gli oggetti, ma anche forme e configurazioni – si sviluppa l’indagine fotografica di Marco Maria Zanin sulla storia e le stratificazioni della Chiesa di Sant’Agnese a Padova.