“Camera e Senato dovranno fare un portale unico sulle commissioni d’inchiesta dove riversare tutti gli atti digitalizzati e renderli pubblici” a dirlo è il Presidente della Camera Roberto Fico durante la sua visita al Museo della memoria di Bologna in occasione del quarantesimo anniversario della strage di Ustica. L’impegno della Presidente del Senato Elisabetta Casellati, invece, è quello di “per rendere pubblici subito tutti gli atti delle Commissioni parlamentari di inchiesta“. Desecretare questi atti, potrebbe rappresentare un importante passo avanti per la giustizia italiana sulla strage di Ustica che dopo 40 anni ancora non ha ancora una verità piena e un responsabile dietro le sbarre.
Cosa sappiamo oggi
Dopo 40 anni dalla strage di Ustica abbiamo un quadro abbastanza chiaro di ciò che accadde. Delle ipotesi formulate subito dopo l’incidente:
- esplosione di un ordigno a bordo del velivolo;
- cedimento strutturale;
- collisione con un altro velivolo;
- abbattimento attraverso un missile lanciato da un velivolo militare;
sappiamo che la prima, portata avanti da quanti hanno voluto distogliere dalla verità, è stata scartata in seguito alle autopsie sui corpi rinvenuti e alle analisi condotte sui resti del velivolo. Altrettanto dicasi per la collisione con un altro aereo. Quanto al cedimento strutturale, nel 2018 la Cassazione ha condannato i ministeri delle Infrastrutture e della Difesa a risarcire gli eredi di Aldo Davanzati, il proprietario di Itavia che, già con conti in rosso, dopo il disastro di Ustica andò in dissesto. Oggi sappiamo che l’aereo fu abbattuto da un missile militare. A questo punto, i possibili responsabili diventano i militari francesi o americani. Sembra, infatti, che in quella zona si svolgessero esercitazioni militari e il DC-9 potrebbe essersi trovato al centro di un’operazione militare in tempo di pace. Per questa ipotesi spunta anche il nome di Gheddafi il quale, di ritorno da un Paese dell’est Europa, si sarebbe introdotto nella rotta del DC-9 abbattuto per motivi di sicurezza.
Chiusi in una scatola nera nessuno ci libererà. Chiusi in una scatola nera che nessuno mai ritroverà
Francesco De Gregori, Sangue su sangue, 1992
La giustizia italiana sulla strage di Ustica
Uno dei primi magistrati che indagarono sulla strage di Ustica fu Paolo Borsellino, allora procuratore a Marsala. Intuì subito che dietro quella sciagura ci fossero responsabilità enormi viste le difficoltà a entrare nella stazione radar di Marsala e a recuperare i documenti necessari. La stessa difficoltà si ebbe in tutte le stazioni radar presenti sul tragitto dell’aereo abbattuto. I tasselli per ricostruire il quadro della verità si sono aggiunti un po’ alla volta, anno dopo anno: si sono ricostruiti gli scenari, sappiamo che l’Aeronautica militare italiana fu protagonista attiva nell’occultamento delle prove. Eppure ancora oggi non si ha un responsabile, non si ha un colpevole.
Cosa accadde quel tragico venerdì
Sono le 20.08 del 27 giugno 1980 quando dall’aeroporto di Bologna Borgo Panigale parte il DC-9 I-TIGI della compagnia Itavia. La partenza avviene con due ore di ritardo a causa di un temporale ma il velivolo si inserisce nelle rotte previste in modo regolare. Anche il controllo di rito con la stazione radar di Ciampino avviene senza intoppi e il velivolo si dirige verso la sua destinazione che è l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. La situazione diventa sospetta quando la torre di controllo di Palermo, poco dopo le 21.00, chiama il velivolo per l’autorizzazione alla discesa e non riceve risposta. Dopo numerosi tentativi, interviene il soccorso aereo: diversi elicottero Sikorsky HH-3F si alzano in volo alla ricerca del DC-9 ma senza alcun successo tanto che, intorno alle 22.00, l’aereo viene dato per disperso. La verità la si scoprirà il giorno dopo quando, riprese le operazioni di ricerca, riaffioreranno i cadaveri dei passeggeri e alcuni resti dell’aereo. Sul DC-9 quella sera trovarono la morte 81 persone: 77 passeggeri (di cui 13 bambini) e 4 membri dell’equipaggio.
“…Sta’ a vedere che quello mette la freccia e sorpassa!… Quello ha fatto un salto da canguro!“
Dalla conversazione tra due operatori radar a Marsala