(Adnkronos) – La strage di Erba “ha richiesto una preparazione e un’organizzazione che due soggetti con i profili di Rosa e Olindo, di scarse competenze cognitive, non avrebbero potuto compiere. Questo è uno dei pochi casi su cui ho sempre avuto molti dubbi rispetto alle modalità con cui si è arrivati alla condanna, in particolare sul riconoscimento da parte del sopravvissuto e sulla presunta confessione di Rosa e Olindo“. Lo afferma all’Adnkronos la psicologa e criminologa Flaminia Bolzan, commentando la revisione del processo per la strage dell’11 dicembre 2006 per la quale sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi. L’1 marzo prossimo i giudici della seconda sezione della corte d’appello di Brescia decideranno infatti se prendere in considerazione le nuove prove contenute nella richiesta di revisione del processo.
“Sono felice che sia stata accolta questa richiesta che poggia su elementi corretti – spiega Bolzan –. La condanna si è retta in maniera prevalente sul riconoscimento di Mario Frigerio, sopravvissuto alla strage, ma la sua testimonianza è molto critica perché in un primo momento diede una descrizione molto diversa e non aveva riconosciuto Olindo. Tra l’altro – prosegue la criminologa – emerse che Frigerio poteva essere rimasto intossicato dal monossido di carbonio, per l’incendio appiccato in casa“. Fra gli elementi ritenuti decisivi c’è poi la confessione di Rosa e Olindo.
“Anche qui ci sono forti criticità, prima fanno una confessione e poi ritrattano, con una serie di incongruenze desumibili dalla scena del crimine” sottolinea Bolzan, secondo cui “è molto difficile che possano essere stati loro due. E’ giusto che adesso vengano valutati tutta una serie di elementi nuovi – conclude la criminologa – tra cui anche nuove testimonianze di persone che allora non furono ascoltate“. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)