Il racconto dei campionati mondiali fa tappa in Francia per l’edizione numero tre disputatasi nel giugno del 1938 ad un solo anno dall’inizio della seconda guerra mondiale che durò fino al 1945. Infatti, gli avvenimenti politici del tempo condizionarono pesantemente l’andamento di questo torneo francese.
Il paese organizzatore
La scelta della nazione ospitante fu fatta durante i giochi olimpici di Berlino del 1936 tra le polemiche dei dirigenti dell’Argentina che sottolinearono il mancato rispetto dell’alternanza Europa – Sudamerica. La nazionale Albiceleste decise quindi di non partecipare al torneo seguita anche dalla selezione dell’Uruguay.
La nazione transalpina mise a disposizione dieci stadi in nove diverse città tra cui: Parigi, Marsiglia, Lione, Tolosa, Bordeaux, Strasburgo, Le Havre, Reims, Lilla e Antibes.
L’investimento del governo francese fu significativo per l’epoca. Infatti, lo “Stade de Colombes” di Parigi fu ampliato mentre il “Vélodrome” di Marsiglia e il “Parc Lescure” di Bordeaux furono completamente ristrutturati.
Le squadre partecipanti
L’edizione del 1938 segna il ritorno delle qualificazioni alle quali non partecipò la Spagna, che tanto bene aveva fatto quattro anni prima in Italia, a causa della sanguinosa guerra civile che si stava consumando nello stato che verrà poi governato per ben trentasei anni dal generale Francisco Franco.
Francia e Italia non parteciparono a questa fase della competizione visto che la prima era la nazione organizzatrice mentre la seconda era la selezione campione in carica.
Finite le qualificazione furono sedici le nazionale che poterono partecipare al torneo tra cui: Francia, Italia, Germania, Svezia, Norvegia (Esordiente), Polonia (Esordiente), Romania, Svizzera, Ungheria, Cecoslovacchia, Austria, Paesi Bassi, Belgio, Indie orientali olandesi (l’attuale Indonesia che oltre ad essere un’esordiente segna la storia del calcio come prima nazionale asiatica in una fase finale di un mondiale), Brasile e Cuba (Esordiente).
Purtroppo prima dell’inizio del torneo, la nazionale austriaca si ritirò dalla competizione a causa del l’Anschluss che segnò l’annessione degli austriaci all’interno della Germania nazista. I migliori giocatori della nazionale allenta da Hugo Meisl furono inseriti nella selezione tedesca.
Il torneo
La formula utilizzata per questo torneo fu la stessa dell’edizione italiana di quattro anni prima con l’assenza della fase a gironi per partire direttamente con le gare ad eliminazione diretta. La Svezia fu dichiarata vincitrice a tavolino nel suo ottavo di finale per la già citata assenza all’ultimo minuto dell’Austria. Gli svedesi furono raggiunti ai quarti di finale da: Francia (che eliminò il Belgio), Italia (che si impose ai supplementari e con fatica contro la Norvegia), Brasile (con uno spettacolare sei a cinque ai danni della Polonia), Cecoslovacchia (che buttò fuori l’Olanda), Germania (che ebbe la meglio solo in una seconda partita contro la Svizzera), Ungheria (surclassando per sei a zero l’Indonesia) e Cuba (che dopo aver pareggiato la prima partita contro la Romania riuscì nell’impresa d’imporsi nel “replay” per due a uno).
La giornata del 12 giugno ha visto disputarsi il secondo turno del mondiale che vide l’uscita di scena dei padroni di casa sconfitti per tre a uno contro l’Italia che si presentò con la divisa di cortesia nera così come voleva il regime fascista e la cosa destò non poche polemiche visto che gli azzurri già nella partita d’esordio eseguirono il saluto romano. Insieme ai transalpini anche la Cecoslovacchia, la Svizzera e Cuba abbandonarono il torneo a favore di Brasile, Ungheria e Svezia che passarono alle semifinali.
Le due partite si svolsero il 12 giugno e videro l’Italia imporsi sul Brasile con le reti di Meazza (con un rigore entrato nella storia visto che l’attaccante dell’Inter batté la massima punizione mantenendosi i pantaloncini che si erano rotti un attimo prima sul campo di gioco) e Colaussi ed Ungheria che schiantò la Svezia per cinque a uno.
Curiosa è stata la situazione dei verdeoro che erano così convinti di avere vita facile contro gli uomini di Pozzo che avevano prenotato i biglietti per Parigi molto prima della semifinale. Inoltre, il CT del Brasile decise di lasciare a riposo il loro miglior giocatore (nonché bomber e futuro capocannoniere del torneo) Leonidas. L’Italia con una grandiosa prestazione eliminò i brasiliani.
La finale
L’Italia si ritrova quindi a disputare la seconda finale mondiale consecutiva. Quest’onore è davvero particolare visto che sono davvero poche le nazionali che possono vantare un risultato del genere. A differenza di 4 anni prima, gli azzurri erano considerati veramente come favoriti. Infatti dopo l’affermazione del ’34, la selezione di Pozzo aveva conquistato la Coppa Internazionale (1933-1935) ma soprattutto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Insomma, l’Italia da “squadra favorita dagli arbitri” passò ad essere considerata una vera potenza calcistica di livello mondiale. Degli azzurri vittoriosi quattro anni prima, “solamente” Meazza e Ferrari hanno partecipato al mondiale francese. D’altro canto, gli uomini di grande valore non mancavano vista la presenza di Silvio Piola (attaccante della Lazio e considerato uno dei migliori centravanti della storia del calcio italiano), di Aldo Olivieri (uno dei migliori portieri italiani di sempre, ha legato la maggior parte della sua carriera alla Lucchese e grazie al suo stile spettacolare fu presto soprannominato “Gatto Magico”) e di Gino Colaussi (attaccante conosciuto per le sue splendide prestazioni nella Triestina prima e nella Juventus poi) su tutti.
Altra finalista era l’Ungheria che aveva raggiunto risultati più modesti rispetto agli azzurri ma nonostante questo era considerata molto temibile e la finale era stata considerata molto equilibrata. Infatti, l’Ungheria degli anni 30’ è stata la base di quella nazionale che negli anni 50’ verrà considerata letteralmente imbattibile. I Magiari potevano contare su una coppia di attaccanti terrificanti: Gyula Zsengeller e Gyorgy Sarosi. Il primo, conosciuto come “il Professore” vista la sua conoscenza del francese e del latino, giocò per due anni nella Roma dopo essere aver acquisto lo status di “uno dei migliori talenti del tempo” nello Upjest con ben 368 reti in 301 partite. Il secondo, nato a Trieste nel 1912 col nome “italianizzato” di Giorgio Sarosi da padre ungherese, occupa l’89esima posizione nella speciale classifica della rivista World Soccer che elenca i migliori calciatori del XX secolo grazie alle sue 351 realizzazione a fronte di 382 presenze. Inoltre, gli ungheresi potevano vantare, prima della finale, del migliore attacco (13 gol fatti) e della migliore difesa (solo una rete subita) del torneo.
Le premesse per un grandissimo match erano tutte presenti e Parigi era pronta per la terza finale mondiale. Fu lo “Stade olympique Yves-du-Manoir” ad ospitare l’ultimo atto di questo torneo nella giornata del 19 giugno.
A dirigere l’incontro fu Georges Capdeville che entrò nella storia come primo arbitro francese in una finale mondiale ma anche come primo ed unico direttore di gara ad arbitrare l’ultima partita del torneo nel proprio Paese di nascita.
A scontrasi non erano solo le due migliori squadre del campionato ma anche due scuole e due modi di vedere il calcio completamente opposti e differenti: la tecnica e l’eleganza dell’Ungheria contro la rapidità e la concretezza di gioco dell’Italia.
Altra nota di questa finale sono i tifosi italiani che erano letteralmente spaccati tra chi sosteneva gli azzurri (tra cui fascisti) e chi sosteneva gli ungheresi (soprattutto antifascisti) come anche la maggior parte del pubblico di casa.
Passando al match vero e proprio fu l’Italia a passare subito in vantaggio con Colaussi. La reazione dei magiari fu fulminea con Titkos che pareggiò subito i conti sul punteggio di parità. Meazza grazie al suo lavoro da “regista” ispirò la squadra a tornare in vantaggio grazie a Piola per poi raddoppiare con un tiro ad effetto di Colaussi. Il secondo tempo vede gli azzurri subire il gol di Sarosi che accorciò le distanze portando nuove speranze agli ungheresi. La superiorità azzurra si fece di nuovo sentire e Piola siglò il definitivo 4 a 2 che mise fine alle speranze dei magiari e consegnò la seconda coppa del mondo consecutiva all’Italia.
La “pausa” del mondiale
La squadra di Pozzo (unico allenatore a vincere due mondiali, record ancora detenuto in solitaria) ottenne la definitiva consacrazione nel panorama calcistico mondiale ed era ormai lanciata verso nuovi traguardi e trofei. Tutto questo, però, finì nel modo peggiore possibile. Era il primo settembre del 1939 quando la Germania di Hitler invase la Polonia e non rispose all’ultimatum del Regno Unito e della Francia dando inizio alla seconda guerra mondiale che tanta distruzione portò in Europa costringendo la FIFA a bloccare il campionato mondiale che “ritornò in vita” solamente nel 1950 in Brasile.