Il neo presidente di Confindustria Vincenzo Boccia nel suo intervento di insediamento ha citato il padre Orazio, uno dei pionieri dell’imprenditoria italiana delle arti grafiche e fondatore a Salerno delle Arti Grafiche Boccia.
La storia di Orazio Boccia è raccontata nel volume “Storia di uno scugnizzo”, edito nel 2013 da Guida Editori, e curato dai giornalisti Bruno Bisogni e Roberto Race.
Il volume si apre con le prefazioni dell’allora Presidente dei Cavalieri del Lavoro Benito Benedini e del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Orazio Boccia ha fondato Arti Grafiche Boccia, un’azienda che opera attualmente per i principali editori europei e che l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito come “l’immagine di un Mezzogiorno capace di far emergere e valorizzare le sue migliori energie, concorrendo con il proprio fattivo apporto allo sviluppo dell’Italia intera”.
Azienda definita nel 2015 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “come un’esperienza di notevole interesse”.
E “Storia di uno scugnizzo” è molto più di un’autobiografia del Cavaliere del Lavoro Orazio Boccia. E’ il racconto di un’epoca, quella del dopoguerra e degli anni del boom, in cui si poteva passare dalla miseria e dalla fame, quella vera, alla costruzione, tra mille difficoltà, di un’impresa prima artigianale e poi sempre più attrezzata con tecnologie innovative. Nato a Salerno da una famiglia di origini modeste, orfano di padre a undici anni, abituato a lottare quotidianamente per la sopravvivenza, rinchiuso in un orfanotrofio detto “il serraglio”, Boccia crea poi un piccolo impero nel mondo dell’industria grafica: la Arti Grafiche Boccia, che nel 2012 ha celebrato i suoi cinquant’anni + 1.
“Il personaggio Orazio Boccia – scrive nella sua prefazione Benito Benedini– è davvero fuori del comune. È il classico self made man, ma, come tutti coloro che “nascono dal nulla”, ha una vita alle spalle fatta di battaglie quotidiane per l’esistenza, aneddoti dove affiorano spesso elementi tra il comico e il drammatico, “sliding doors” dove una scelta, a volte anche il caso, determina il successo o l’insuccesso di una persona, per quanto valorosa.
È l’insegnamento dello stesso Orazio: “La mia sfortuna è stata anche la mia fortuna”. L’amore per il rischio nasce dalla sperimentazione sulla propria pelle, negli anni del conflitto e immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, di quanto sia difficile barcamenarsi tra strade e vicoli del destino, scugnizzo tra scugnizzi, orfano di padre, poi chiuso in un orfanotrofio dal regime così duro da essere etichettato come ‘serraglio’.
È quest’uomo, Orazio, più ancora che il futuro imprenditore, ad avercela fatta.
Personaggi, come Orazio, hanno contribuito a creare quell’industria italiana che, con alterne vicende e con difficoltà e criticità maggiori o minori nelle diverse aree della Penisola, ha fatto del Paese una delle principali potenze economiche del mondo.”
“Il genio innovativo – scrive Vincenzo De Luca – le intuizioni di investire su nuovi macchinari e nuove tecnologie valorizzando la professionalità, hanno portato la sua azienda, anche con la valida cooperazione dei familiari, ai vertici nazionali per l’apprezzata qualità. Orazio Boccia è uno di quegli uomini che hanno contribuito al progresso dell’Italia facendo diventare un paese distrutto dalla II Guerra Mondiale una delle superpotenze industriali ed economiche del secolo scorso.
La vicenda umana ed imprenditoriale dell’Autore si snoda attraverso i decenni, i grandi fatti epocali e le minute storie locali, i movimenti d’opinione e le ideologie. Sullo sfondo anche la trasformazione della nostra comunità che diventa, nel corso degli anni, una città simbolo del rinnovamento civile, urbano e produttivo, grazie anche al lavoro di uomini come Orazio Boccia.”
“In Orazio Boccia – scrivono Bruno Bisogni e Roberto Race – emerge quella determinazione di uomini e donne che, ripartendo da un territorio pieno di macerie, hanno saputo, grazie al duro lavoro, agli impegni e ai sacrifici, ricostruire la grande Italia e la sua vocazione manifatturiera.
Leggere questo volume è un tuffo nella realtà di quello spirito del dopoguerra grazie al quale siamo riusciti a trasformare un’economia prevalentemente agricola in una moderna potenza industriale. Un messaggio attuale per i tempi che viviamo, che aiuta a riscoprire il nostro futuro attraverso il nostro passato.
Una vicenda profonda, intensa, di passione, sofferenza e senso della responsabilità, raccontata con le parole e gli “occhi” di Orazio: quegli occhi di chi ha nostalgia di avvenire e viene da una grande ed emozionante lezione di vita. Ripercorrerla è stata per noi un’esperienza unica.”