Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“Caro Direttore,
Mi permetto di usare questa lettera virtuale per raccontare una storia. Anzi, la mia storia ovvero quella della mia prima dose di vaccino.
Un po’ per raccontare ma soprattutto per informare di come realmente funzioni questa cosa. Io vivo a Napoli e sono nell’elenco dei cosiddetti “Care-giver”. Per chi come me non ama i termini inglesi usati nella lingua italiana, essenzialmente il Care-giver è colui che si prende cura di una persona portatrice di handicap o semplicemente è un parente stretto di una persona invalida e ci convive. Questo è il mio caso, ho un figlio portatore di handicap quindi sono stato chiamato per la somministrazione della prima dose del vaccino.
Dalla mia prenotazione sono passate essenzialmente meno di 48 ore ed un SMS mi ha comunicato che alle ore 13 dovevo presentarmi al Molo Angioino. Così ho fatto anche se un pensiero mi ha sempre accompagnato: “Perché prima io?”. Ecco, questa domanda è stata fatta da parte mia più volte alle persone presenti tra medici e persone della protezione civile. Quello che ho ottenuto come risposta è stato… nulla. Non sapevano niente. Nessuna certezza, sapevano solo che oggi “toccava a me” ma quando “toccherà a loro?”, quando arriverà il turno di chi davvero ne ha più bisogno? Al momento tutto tace.
Torniamo alla mia “storia”. Vorrei, davvero, tranquillizzare tutti: non è l’inferno di Dante. Ci sono delle procedure e sono rispettate (quindi gli avvocati possiamo lasciarli a casa, senza problemi). Arrivato al Molo faccio una prima fila, molto scorrevole che alla fin fine ho superato in una ventina di minuti. Arrivato “in cima” alla fila mostro tessera sanitaria e documento di identità, posso entrare.
Mi faccio strada verso un grosso tendone dove all’ingresso mi danno dei fogli da compilare e delle avvertenze sul vaccino che andrò a farmi, AstraZeneca.
Non è una brutta parola, come ultimamente sembra essere, bisogna solo leggere tutto attentamente. Il foglio contiene tutte le informazioni possibili: composizione, effetti collaterali e modalità d’uso. Insieme a questo bisogna compilare un modulo dove scriveremo tutte le nostre patologie (se ci sono). Fatto ciò si entra all’interno del porto, si prende una scala mobile e ci si avvia al centro di accoglienza dove c’è un secondo riconoscimento. Non si firma ancora nulla ma anzi ci viene dato un ulteriore foglio che è il modulo per il consenso (o rifiuto) al vaccino. Lì viene segnato quale vaccino avremo, la procedura pre e post iniezione e le tempistiche sul richiamo.
Fatto ciò, arriviamo alla terza ed ultima fila: quella per entrare nelle “salette” per l’iniezione. Anche qui, fila veloce e in poco tempo vengo fatto accomodare. All’interno di ogni saletta ci sarà sempre un infermiere ed un dottore. Il medico prenderà la scheda compilata da voi e farà qualche domanda. Mi raccomando… niente bugie, ne va della vostra salute (anche il peso! Onestà, suvvia! Tanto rimane un segreto tra voi).
Ed eccoci arrivato al momento fatidico, l’iniezione… Braccio, ovatta, siringa e… fatto! Finita, prima dose fatta. Non c’è altro da fare lì dentro. Un processo che dura.. 3 minuti di orologio.
Usciti dalla saletta, si va alla sala d’attesa. Il momento finale, 15 minuti dove capiremo se vivere o morire… No! Anche qui, bisogna essere quanto più responsabili possibile. Gli infermieri sono lì per questo: capire se ci sono effetti collaterali immediati ed intervenire. Qualsiasi sintomo deve essere reso noto.
Insomma, eccoci alla fine della storia! Un’ora, il tutto è durato un’ora. 60 minuti per quel vaccino che deve darci la possibilità di ripartire. Mettiamo da parte le nostre paure (legittime e non), non è un gesto di solidarietà ma un’azione “d’obbligo” per garantire il nostro futuro.
Se avete dei dubbi affrontateli, informatevi (da fonti ufficiali) e capite. Essere vittima di raggiri, fake news o di notizie manipolate è semplice ma non siamo scemi.
Ringrazio ancora il direttore per lo spazio (spero) concesso e lascio qualche foto in allegato!”
Lettera firmata