Avrete sicuramente fatto caso, nei primi mesi dell’anno scorso, all’appello che diventò virale perché iniziarono a circolare in rete e sui social fotografie di persone, anche celebrità d’oltreconfine, che reggevano un cartello con su scritto “comprate la Bari”. Era il momento in cui la società sportiva che per quasi quarant’anni era appartenuta alla famiglia Matarrese, in seguito alla dichiarazione di fallimento si barcamenava in una progressiva riduzione dei fondi e assenza di prospettive per il futuro, all’insegna di un’autogestione da parte dei calciatori e di chi aveva per anni lavorato per la squadra dello stadio San Nicola.
Come si era arrivati a questo sentito supporto generale? La risposta è intuitiva ed è legata alla consapevolezza che il gioco del calcio ha innanzitutto un significato simbolico, è essenzialmente una forma di aggregazione nazionalpopolare potentissima, infatti gli effetti emotivi su chi segue e ama la propria squadra sono paragonabili a quelli legati alla religione: si pensi alla “santificazione” honoris causa di Maradona nella città di Napoli. Una meravigliosa stagione fallimentare , il documentario di Mario Bucci, prodotto dalla piccola e promettente società di produzione pugliese Dinamo Film, esplora questo fenomeno raccontando della piccola e preziosa epopea della Bari e dei suoi tifosi, del sentimento di appartenenza ritrovato in seguito ad una vera e propria richiesta di perdono e lotta per la riconquista del perduto amore da parte dei ragazzi della stagione 2013-2014 nei confronti del loro pubblico, perso negli anni in seguito agli scandali e a quella forma di tradimento che furono le scommesse truccate dei campionati 2008 e 2009 che portarono la Bari a retrocedere in serie B.
Sempre meno soldi dai vertici dunque e la frustrazione di una mancanza di fiducia dal resto del mondo che avrebbe finito per catapultare la squadra nell’oblio dell’essere dimenticati, hanno ispirato un efficace progetto di marketing dal basso, ideato dai calciatori per riportare alla luce il lato sincero e appassionato del loro gioco. Inizia attraverso i social network un bombardamento di fotografie che documentano il loro stato d’animo: foto scherzose negli spogliatoi, richieste simpatiche di aiuto per far tornare i tifosi allo stadio, e infine la richiesta di attenzione sulla condizione di un team orfano di società che è stata spontaneamente veicolata dall’effetto domino tipico della rete. Il risultato è stato l’incredibile ritorno di fiamma dei tifosi che hanno ricominciato a riempire gli stadi, a seguire le partite e le trattative dell’asta per l’acquisto della Bari che nel maggio 2014 viene vinta dall’ex arbitro Gianluca Paparesta.
L’amore, la fiducia e una società ritrovati han fatto sì che la Bari rimontasse la classifica nel campionato di serie B dell’anno scorso fino però purtroppo al fallimento proprio nel match decisivo dei play off contro il Latina. A sprezzo tuttavia dell’amarezza della meta così agognata e non raggiunta, il risultato più importante è stato ottenuto: la Bari ha riavuto il proprio tifo che rimane la condizione necessaria per il lavoro di ogni squadra in ogni sport.
L’empatia è il leitmotiv di questo instant movie indipendente, confezionato con gli sforzi produttivi tipici dei piccoli progetti che partono istintivi a seguito di un’intuizione e che si spera inneschino uno spontaneo interesse di pubblico attraverso la stessa immedesimazione di chi ha voluto raccontare quella storia. La squadra capitanata da Ivan D’Ambrosio e Lello Petrone della Dinamo Film: quattro troupes di ripresa, la voce fuori campo del grande Carlo Valli (doppiatore di Robin Williams) , e la collaborazione dei cittadini Baresi hanno tirato fuori un prodotto che semplicemente riporta alla mente l’aspetto genuino del gioco e chiede agli spettatori di supportarlo proprio come i giocatori del Bari. Andiamo al cinema!