La vendita al di sotto del costo di produzione e l’uso di prodotti agricoli di base, come il latte, i formaggi, la frutta e gli ortaggi, quali “articoli civetta” da parte della grande distribuzione, rappresentano una minaccia alla sostenibilità di lungo termine della produzione agricola europea.
È quanto prevede la risoluzione non legislativa sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare sulla base della relazione adottata dalla Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento Europeo.
Nel testo della risoluzione, approvata con 600 voti favorevoli, 48 contrari e 24 astensioni, si afferma che gli squilibri di reddito e di potere nella filiera alimentare devono essere affrontati con urgenza, al fine di migliorare il potere contrattuale degli agricoltori. Gli agricoltori sono infatti particolarmente vulnerabili alle pratiche commerciali sleali che li costringe a volte a vendere in perdita, a causa di ribassi e sconti nei supermercati.
Entra infatti gioco nelle relazioni commerciali il “fattore paura“, perché la parte più debole non è in grado di esercitare efficacemente i propri diritti e di denunciare le condizioni imposte dalla parte più forte, per timore di porre fine alla relazione commerciale tra le parti.
Il risultato è che ad aprile 2016 i compensi riconosciuti agli agricoltori italiani sono crollati del 13% rispetto allo stesso mese dello scorso anno con riduzioni che vanno dal 40% della frutta al 30% per l’olio di oliva fino al 13% per gli ortaggi e al 9% dei cereali.