L’obiettivo dell’incontro – che si è svolto alla presenza del Ministro del Lavoro palestinese, Mamoun Abu Shahla, del Console Generale d’Italia a Gerusalemme, Davide La Cecilia, del Governatore della Palestine Monetary Authority (PMA), Jihad Al Wazir, e del Direttore Generale per il Budget del Ministero delle Finanze, Farid Ghannam, è stato quello di fare il punto sul contributo offerto dall’Italia alla creazione di opportunità di impiego e di crescita economica sostenibile per i gruppi più marginalizzati in Palestina.
Banca Etica e Federcasse sono infatti partner del programma “Start Up Palestine” dell’Unità Tecnica Locale della Cooperazione Italiana a Gerusalemme: un programma che intende contribuire a ridurre i livelli di disoccupazione, a sostenere la generazione di reddito, con particolare attenzione al lavoro giovanile e femminile, e a promuovere la nascita di banche di territorio e reti di micro imprese in Palestina. Il progetto prevede l’erogazione di finanziamenti agevolati per 20 milioni di euro nell’arco di 3 anni.
La delegazione di Banca Etica, guidata dal presidente Ugo Biggeri, ha illustrato la propria esperienza quasi decennale nel sostegno ad alcune organizzazioni di micro finanza in Palestina specializzate nello sviluppo delle aree rurali. Nel 2009 ha finanziato con 120 mila dollari l’organizzazione palestinese Reef-Finance che lavora per garantire l’accesso a servizi di micro finanza nelle aree rurali della Palestina consentendo così lo sviluppo di imprese agricole cooperative. Nei giorni scorsi è stato già garantito un primo prestito di 1 milione di dollari a favore di “Acad-Finance“, una delle principali realtà di micro finanza palestinesi.
Federcasse, per mezzo del direttore generale Sergio Gatti, ha presentato uno studio di fattibilità congiunto con la Palestine Monetary Authority finalizzato a introdurre modifiche alla legge bancaria locale. Il contributo richiesto al Credito Cooperativo italiano è quello di supportare sotto un profilo tecnico le Autorità Palestinesi al fine di far evolvere il quadro regolamentare in modo tale da favorire la nascita e lo sviluppo di banche “specializzate” (anche sotto il profilo della forma giuridica cooperativa) e di loro associazioni, per dare impulso a reti di micro e piccole imprese (soprattutto femminili e giovanili) e promuovere forme di sviluppo partecipato, basato su criteri di democrazia economica ed efficienza aziendale.
“Siamo convinti che la micro finanza possa essere un efficace strumento di inserimento sociale e lavorativo, anche in contesti difficili come quello Palestinese. Continuiamo il nostro impegno per assicurare accesso al credito alle piccole imprese cooperative Palestinesi che danno lavoro a giovani e donne, perché la pace si costruisce anche garantendo opportunità economiche alle persone“, ha detto Ugo Biggeri presidente di Banca Etica.
“L’impegno del Credito Cooperativo italiano – ha sottolineato Sergio Gatti – volto a favorire la diffusione dei principi e dei valori della cooperazione di credito nell’ambito della cooperazione internazionale, può contare su un know how sperimentato che, nel tempo, ha visto tra gli altri il successo del progetto ‘Microfinanza Campesina in Ecuador’. Attraverso questo impegno le Banche di Credito Cooperativo italiane intendono tenere viva quella formula ‘controcorrente’ che mette al centro la persona umana, la dimensione territoriale, la sussidiarietà, la democrazia partecipativa“.