Stare a casa non è poi così male. Paradossalmente dovremmo addirittura ringraziarlo (se fosse una persona) questo maledetto COVID-19. Ma soprattutto dovremmo ringraziare addirittura la politica che, anche se in forte ritardo, ha dimostrato in questi giorni di salvaguardare la salute di tutti i cittadini che vivono sul territorio italiano.
Dicevo: stare a casa non è così male. Ma quest’obbligo restrittivo dovremmo saperlo sfruttare. Come? Dedicandoci di più alla famiglia, ai figli; alle mura domestiche; alla lettura; a guardare un bel film con tutta la famiglia seduta davanti al televisore. Quanto avremmo voluto stare di più con i nostri figli! Quante volte ci è stato impedito da una vita frenetica! Quanto avremmo voluto giocare con loro, ridere con loro, pranzare con loro, anzi, con tutta la famiglia! E cosa sia mai questo periodo di qualche settimana internati in casa! Finalmente, useremo di meno le auto (solo per esigenze di lavoro o per recarci a fare la spesa, in particolare per chi vive lontano dai centri commerciali, o per recarci in farmacia, dal medico di famiglia o in ospedale); se usassimo di meno anche i mezzi pubblici ci eviteremmo quei momenti di rabbia per il loro annoso ritardo. Ma questo è quasi impossibile in certe situazioni.
Certo, tutto questo ci impedisce di fare una passeggiata, di incontrare un amico per strada o in qualche bar, mangiare una pizza, pranzare al ristorante, viaggiare; ma per la salvaguardia della salute nostra e del prossimo sono sacrifici che possiamo facilmente sopportare per un paio di settimane. E che sia mai! Meglio due settimane di stop che non vedere più il domani.
È tempo di altruismo, di dedicarci alla nostra salute e a quella degli altri: in questa circostanza se gli altri stanno bene staremo bene anche noi.
È tempo di guardare dentro di noi e ripristinare quella umanità per una società solidale che per il tenore di vita stressante frenetico opulento velocizzato ed egoista di quest’epoca abbiamo da tempo dimenticato. È tempo dell’autocontrollo e della responsabilità di tutti noi. Solo pensando al prossimo possiamo debellare questo virus, visto che non possiamo confidare né su medicinali abbastanza soddisfacenti né su un vaccino.
È tempo che la cultura sia la nostra amica di viaggio. È tempo di leggere qualche buon libro che abbiamo sempre desiderato di leggere ma che abbiamo sempre rimandato per la vita frenetica di cui sopra.
A tal proposito vorrei sottolineare una lodevole iniziativa lanciata attraverso i social dal mio prossimo editore: il perugino Jan Luc Bertoni. Una cultura di intrattenimento, di svago, e perché no? L’iniziativa si chiama #piùlibrimenostress. Insomma, come titola il quotidiano «La Stampa» del 10 marzo,Un libro in dono per combattere lo stress casalingo da coronavirus, l’iniziativa ha già raggiunto diecimila persone: «Ho pensato a cosa potessi fare – inizia il post di Bertoni – per alleviare lo stress di chi sta combattendo il Coronavirus nelle zone rosse (costretti a rimanere in casa per settimane) da qui l’idea, condivisa con i nostri autori di regalare un libro in formato digitale del nostro catalogo a tutte le persone che attualmente sono in uno dei comuni interessati [ora esteso a tutta Italia che è diventata un’intera zona rossa] e ne faranno richiesta. Basterà selezionare un nostro titolo dal nostro catalogo».
Altri hanno seguito l’iniziativa di Bertoni altre case editrici, come il “Gruppo Mondadori”, Nero Press Edizioni o ne hanno dato notizia attraverso giornale ed emittenti televisive, a dimostrazione che nei momenti di difficoltà la vera cultura non si tira indietro. Ne seguiranno altre, si spera. «Un buon libro – si legge su “UmbriaDomani” del 5 marzo ‒ sicuramente alleggerirà la pesantezza delle giornate di chi è costretto a stare chiuso dentro la propria casa o in ospedale. Del resto George R.R. Martin diceva che “chi legge vive mille vite prima di morire. Chi non legge mai, ne vive una sola”. C’è anche chi ricorda che leggere fa bene alla salute». La vita va avanti anche grazie alla lettura di un buon libro che alleggerirà – senza dubbio ‒ la pesantezza delle giornate di chi è costretto a stare a casa. Diceva Umberto Eco: «Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai».
Altre iniziative culturali di solidarietà si stanno diffondendo sul nostro territorio dal momento che il Governo ha decretato un nuovo provvedimento anti-coronavirus, dichiarando tutta la Nazione “zona protetta”, che praticamente ci obbliga a non uscire di casa, tranne per comprovate esigenze: spesa, lavoro, visite mediche, farmacie, ospedali. Anche cantanti e attori famosi stanno dando il loro contributo per alleviare i “domiciliari forzati” con mini-concerti e recite dai propri domicili in diretta streaming. Quindi starsene per un po’ sul proprio divano di casa non è poi così male.
Vorrei terminare quest’articolo con una mia poesia, un altro umile e piccolo sollievo per chi è costretto a starsene a casa:
il non vivere
è questione di oggi
la rima non rema
nella versione opposta
del rimare
resta la rimanenza
dell’umano
con la speranza
che domani possa essere
un giorno migliore