Stand Up vuol dire “in piedi”, ma anche: schiena dritta, non ti piegare. Il genere, nato in America, ha avuto in Italia un precursore come Ettore Petrolini.
Paolo Guzzanti, che ha portato al Brancaccino nel 2015 “La Ballata del Prima e del Dopo” torna sul palcoscenico per lanciare una ridicola sfida alla tragedia umana partendo dalla domanda cui nessuno ha saputo rispondere: perché si ride?
Per quale oscuro e ridicolo motivo il riso è già incluso nel nostro disco rigido?Ci hanno già provato Bergson e Freud, ma con risultati noiosissimi.
Ci prova Guzzanti trattando l’umorismo come un’App che ci impone di forzare la rottura di ogni confine spingendo il ridicolo oltre limiti estremi ma sempre superati dall’ultima provocazione.
La necessità di ridere è insopprimibile come la libido e ha portato a conseguenze terroristiche con la strage di Charlie Hebdo. Roghi, anni di prigione e di manicomio, domicilio coatto ed esecuzioni clandestine.
Lo Stand Up cerca di sfondare l’ultima decenza esponendo se stesso al ridicolo, perché l’umorismo è prima un comico sacrificio umano.
Guzzanti racconta la storia di quest’avventura partendo dagli stand up Neanderthal e Cromagnon passando per Ettore Petrolini, gliamericani e il francese Gad Elmaleh, invadendo sgraziatamente la cristalleria delle psicoterapie e degli inganni linguistici, partendo dai tempi in cui esistevano le vocali, esistevano le consonanti, ma non esistevano le parole.
In quegli oscuri millenni l’attore stand up veniva usato come scorta alimentare per gli inverni più rigidi. La messa in scena è curata da Francesco Sala.