La procura di Milano ha indagato cinque persone, tra cui don Luigi Verzé, e ha ordinato l’arresto di un intermediario d’affari sulla vicenda della Fondazione San Raffaele, a fine ottobre ammessa al concordato preventivo dopo essere arrivata quasi alla bancarotta.
La Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni nella sede dell’ospedale San Raffaele, di alcune società e in abitazioni. Lo scorso 30 settembre fonti investigative avevano rivelato che la procura di Milano aveva aperto un’inchiesta, tra l’altro per bancarotta, a carico dell’ex management della Fondazione. I magistrati accusano don Verzé, fondatore del San Raffaele, di concorso in bancarotta. Tra gli indagati, per lo stesso reato, c’è anche l’ex direttore Mario Valsecchi. L’arrestato è Piero Daccò, un uomo d’affari residente a Londra, consulente del San Raffaele. I pm indagano sul buco da 1 miliardo e mezzo di euro della Fondazione ospedaliera – che conta quasi 4.000 dipendenti – e secondo le fonti una delle tracce che stanno seguendo è relativa a una serie di sovrafatturazioni nel pagamento dei fornitori, con la formazione di somme in nero che sarebbero state affidate a Daccò. A fine ottobre la sezione fallimentare del Tribunale di Milano ha accolto la richiesta di concordato preventivo per il San Raffaele, ma con una serie di “paletti”, dopo il piano di salvataggio elaborato dallo Ior, la banca vaticana, e Vittorio Malacalza, con l’offerta di 250 milioni di euro.