(Adnkronos) – Lo spreco alimentare è considerato uno dei principali ambiti che incidono maggiormente sul nostro portafoglio, ma per il campione di italiani intervistati, lo sperpero all’interno delle famiglie non riguarda solo il cibo. Per il 72%, la causa principale di perdita di alimenti in casa è dovuta a prodotti acquistati e non consumati in tempo, quindi scaduti, oppure agli avanzi gettati dopo i pasti.
Quanto incide lo spreco alimentare?
È quanto emerge da una ricerca realizzata da Ipsos nell’ambito della piattaforma ‘Impegnati a Cambiare’, promossa da Altroconsumo e condotta tra 1.000 persone rappresentative della popolazione. Inoltre, il 64% segnala un utilizzo eccessivo di acqua corrente, il 62% menziona un consumo eccessivo di energia elettrica, seguito dall’uso intensivo di carburanti per il 46% e dal riscaldamento eccessivo per il 37% degli intervistati.
In media, in una settimana, una famiglia butta via circa 680 grammi di cibo avanzato, scaduto o non consumato. La percentuale aumenta al centro e al Sud mentre diminuisce al Nord. Se per il campione degli intervistati le cause dello spreco sono diverse – confezioni troppo grandi, poca conoscenza su come conservare i cibi, promozioni che incentivano acquisti in più, buttare il cibo anziché riscaldarlo il giorno dopo – dalla ricerca emerge un dato importante: solo il 60% del campione intervistato guarda gli ingredienti. I criteri di sostenibilità, dunque, giocano ancora un ruolo minore nella scelta dei prodotti alimentari.
Il ruolo della sostenibilità
Nella scelta di un prodotto alimentare, il ruolo della sostenibilità gioca un ruolo minore: il 48% degli intervistati attribuisce importanza a imballaggi sostenibili e riciclabili, il 43% presta attenzione al benessere degli animali negli allevamenti, mentre il 41% considera fondamentale che i prodotti abbiano una certificazione che ne attesti la sostenibilità, come il biologico. Inoltre, il 76% afferma di conoscere la differenza tra la data di scadenza e il termine minimo di conservazione di un prodotto alimentare. Il 78%, invece, definisce come “cibo sostenibile” quello prodotto con un uso efficiente delle risorse naturali.
Nonostante le soluzioni per affrontare lo spreco alimentare non siano condivise da tutti, la maggioranza degli intervistati individua nell’educazione e nell’informazione la chiave per ridurre il fenomeno. Il 59% ritiene essenziale educare i bambini fin dai primi anni di scuola, mentre il 52% suggerisce di incentivare ristoranti ed esercizi commerciali a donare il cibo in eccesso alle associazioni benefiche. Il 50% propone di rendere più chiare le etichette, indicando meglio fino a quando il cibo può essere consumato oltre la data di scadenza. Per il 44%, sarebbe utile creare punti di raccolta per il cibo non utilizzato. Le piattaforme e le applicazioni digitali volte a ridurre lo spreco alimentare, tuttavia, sono ancora poco conosciute.
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