Lo spreco alimentare, a livello globale è responsabile di 5 miliardi di tonnellate di gas serra emessi in atmosfera e di un consumo di acqua pari a circa 200 miliardi di metri cubi. A dirlo è la World Organization for International Relations (WoirNet.org). L’organizzazione fondata nel 1978 allo scopo di preservare la pace e l’armonia nel mondo ha, infatti, proclamato il 2023 come “WOIR International Year of Food”.
Spreco alimentare ed emissioni CO2
Ogni anno si spreca il 36% del cibo prodotto a livello globale per il consumo umano. Nei Paesi più industrializzati, come l’Italia, si tratta per il 78% di alimenti gettati via dai consumatori e per il 22% di scarti del processo di produzione e di trasporto. “L’allarme rosso rimane quello che coinvolge il triangolo Burkina Faso, Nigeria e Sudan, ma ci sono già molti altri Paesi ad alto rischio se non si interviene tempestivamente per scongiurare carestia e fame acuta. Basti ricordare la tragedia della Somalia, dove nel 2011 morirono oltre 260 mila persone, o stati come lo Yemen, già fiaccati dalla guerra civile e dall’invasione di locuste che ne distruggono i raccolti.
I dati sono emersi dal rapporto congiunto della FAO, IFAD, UNICEF, WFP e WHO (The State of Food Security and Nutrition in the World, edizione 2022), che mettono in evidenza anche un divario di genere: nel mondo a soffrire di insicurezza alimentare moderata o grave è il 31,9% delle donne, rispetto al 27,6% degli uomini.
Quanto cibo si spreca in Europa
L’antenna italiana della WOIR, basandosi sui dati della Commissione Europea, ha poi calcolato lo spreco in Europa. Il primato negativo, purtroppo, spetta proprio all’Italia, con 272 milioni di tonnellate di cibo buttato negli ultimi 20 anni.
La World Organization for International Relations afferma dunque la necessità improrogabile di cambiamenti radicali nel modo in cui le società producono e consumano. E per questo proclama il 2023 “Anno del Cibo” (WOIR International Year of Food), sottolineando la necessità di focalizzare l’attenzione dei governi e dell’opinione pubblica su una tematica così importante per la sopravvivenza dell’intero pianeta.
Obiettivo fame 0
L’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale per le Relazioni Internazionali (WOIR) è oggi quello di unirsi agli sforzi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e del Programma Alimentare Mondiale (WFP) per mettere fine alla fameentro il 2030, raggiungendo la sicurezza alimentare, migliorando la qualità della nutrizione e promuovendo l’agricoltura sostenibile così come previsto dall’Agenda 2030 sottoscritta dai Paesi delle Nazioni Unite.
«Attraverso questa politica “Fame Zero” si potrà arrivare anche ad una minore deforestazione ed alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, fermando così l’innalzamento delle temperature sotto i 2° C, il punto limite oltre il quale si avranno effetti catastrofici sull’ambiente mondiale» afferma Viola Lala, press officer della World Organization for International Relations.
E sì, perché in termini di impatto ambientale le perdite di cibo sono anche un doppio sperpero delle risorse: dapprima quelle usate per la produzione – quali ad esempio l’energia, l’acqua e la terra – e successivamente quelle utilizzate per lo smaltimento dei rifiuti, con emissioni che contribuiscono in maniera cruciale al cambiamento climatico.
In copertina foto di Niek Verlaan da Pixabay