Dal calcio giocato in strada dai ragazzini sud americani al volley praticato nei Paesi balcanici c’è tutto un mondo. Il mondo dello sport fatto di passioni, sacrifici, obiettivi raggiunti con continue cadute e risalite, voglia di superare i propri limiti. Lo sport che sa fare i conti con la diversità che sia quella sociale o la disabilità fino a diventare lo strumento principe dell’inclusione. Dopo tanta letteratura presente in materia, è necessario oggi utilizzare un approccio innovativo al tema per fare un passo in avanti. Per fare dello sport uno strumento di empowerment delle persone con disabilità.
Sport e disabilità: il progetto INSIDes
Si è appena concluso INSIDes-Project, progetto internazionale co-finanziato dal programma Erasmus + dell’Unione Europea. Un progetto che ha puntato il suo occhio sui diversi contesti socio-ambientali in cui viene vissuta la disabilità attraverso lo sport. Slovenia, Turchia, Brasile, Grecia e Italia sono i Paesi, tanto diversi tra loro, che hanno lavorato insieme per creare un nuovo modello per l’approccio alla disabilità attraverso lo sport appunto. Cuore di questo nuovo modello è stata la “Globalità dei linguaggi“, il metodo ideato da Stefania Guerra Lisi. La disciplina formativa per la comunicazione si basa su un’idea di apertura a tutte quelle che sono le possibilità comunicative ed espressive degli individui, da quelle verbali a quelle non verbali. Per dirla come la stessa Guerra Lisi, si tratta di dare senso ai comportamenti insensati. Silvia Prati, presidente di Maendeleo for Children, ci ha raccontato i dettagli del progetto ma soprattutto cosa accadrà d’ora in poi.