Lo spopolamento dei piccoli comuni d’Italia ci restituisce l’immagine di un Paese che per molto tempo ha inseguito un’idea di futuro incentrata su trend del momento, dimenticando le sue potenzialità. Negli ultimi decenni, le occasioni, per i più giovani, si sono concentrate per lo più nelle grandi città, soprattutto del Centro-Nord, e i piccoli paesini, i piccoli borghi sono diventati come presepi abbandonati. I cambiamenti in atto nel mondo del turismo, più attento alla sostenibilità e in cerca di nuovi circuiti meno battuti, ha segnato un cambio di rotta in questo senso; la pandemia, con le sue nuove abitudini, sta lentamente facendo il resto.
Spopolamento dei piccoli comuni: il Cilento
Ci sono posti in Italia, come il Cilento, che definire solo mete turistiche è riduttivo. Agropoli, Castellabate, Acciaroli, Marina di Camerota e Palinuro sono perle di rara bellezza ma c’è molto di più. E’ ciò che ha voluto dimostrare la Fondazione Alario che, in collaborazione con l’Associazione Premio GreenCare Aps, il Comune di Ascea e grazie al contributo di Fondazione Banco di Napoli, ha ideato il progetto “Potare lento, pratiche di potatura dell’Olivo nelle Terre di Ascea per rigenerare il Cilento”.
Quella del potatore di ulivo è un mestiere antico che rischia di scomparire per mancanza di persone alle quali tramandare un sapere che ha ancora la sua attualità. Le richieste sono numerose da parte delle aziende agricole del territorio e possono essere soddisfatte al momento solo da due potatori certificati. Che sia una chance in più per i giovani cilentani? Lo abbiamo chiesto a Tommaso Chirico, amministratore delegato di Fondazione Alario che è tra gli ideatori, come dicevamo, di questo importante progetto. Con lui abbiamo chiacchierato anche su quello che potrebbe essere il futuro di un luogo magnifico come il Cilento. Piccolo spoiler: l’idea è arrivata con il lockdown.
In copertina foto di SALVATORE MONETTI da Pixabay