SMMAVE Centro per l’Arte Contemporanea di Napoli presenta Spital, il doppio progetto di Thomas Lange e Mutsuo Hirano dedicato rispettivamente agli spazi della Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini e ai sottostanti ambienti ipogei, con la cura di Davide Sarchioni e Massimo Tartaglione. L’allestimento sarà visibile fino al 21 maggio.
Da diversi anni, Thomas Lange (Berlino, 1957) e Mutsuo Hirano (Hyogo, 1952) collaborano a progetti di ripristino e di allestimento di importanti architetture come chiese, scuole e abitazioni private attraverso interventi dal forte impatto estetico ed emotivo, condividendo una personalissima idea di spazio fisico e culturale in cui elementi architettonici, pittorici e plastici risultano indissolubilmente legati tra loro.
Spital, termine tedesco traducibile con ospedale, evidenzia l’intenzione dei due artisti di riflettere sulla storia del luogo, quando già nel XVI secolo i locali del complesso di Santa Maria della Misericordia ai Vergini furono destinati ad ospedale per accogliere sacerdoti, poveri e pellegrini o quando gli ambienti sotterranei dell’antica chiesa vennero utilizzati per la sepoltura con funzione di “terrasanta”.
A partire da tale riflessione, Lange e Hirano hanno realizzato due installazioni distinte come parte di un unico e complesso itinerario visivo e spirituale, articolato intorno ai concetti di vita-morte-rinascita, che procede per sequenze e piani di lettura stratificati caricandosi di continue tensioni e molteplici rimandi legati alla storia dell’arte, alla mitologia, all’attualità.
Thomas Lange rilegge gli spazi della chiesa della “Misericordiella” con una grande installazione d’impianto teatrale ed altamente suggestiva che ne enfatizza l’impaginazione barocca, esaltandone gli aspetti sacrali e vitalistici. La pittura deborda nello spazio tridimensionale attraverso metri di tessuto dipinto che, cadendo vertiginosamente dall’alto verso il basso ai lati della navata, veicola il fluire di colori e motivi tratti liberamente dall’iconografia cristiana, intrecciandosi fra le pieghe sinuose fino a risultare quasi indecifrabili. Al centro della scena sono disposti con apparente casualità 15 Letti di ospedale, elementari strutture in ferro ricoperte sommariamente da altrettanti lembi di cotone/lenzuola su cui sono stati dipinti ritratti di amici e famigliari, quale riferimento al problema dell’immigrazione clandestina e dell’accoglienza. Chiude la sequenza, l’immagine del volto di un Cristo dipinto su un’ampia rete metallica che, avvolgendo l’altare maggiore, lo nasconde e lo rivela al tempo stesso, innescando un corto circuito visivo che vuole insinuare l’idea di una dimensione magica e mistica.
Negli ambienti ipogei, Mutsuo Hirano si è dedicato invece a costruire un’affascinante visione interculturale dedicata al tema della morte e dell’ “accoglienza” nell’Aldilà, collocando numerosi e diversi busti di terracotta nelle nicchie laterali un tempo utilizzate per esporre i corpi dei defunti. Si tratta di figure sconosciute e dal sapore arcaico che esprimono misteriose simbologie e rappresentano demoni/custodi modellati attingendo liberamente sia dal bagaglio iconografico occidentale, sia ai segni e alle tradizioni della cultura orientale, la cui anatomia suggerisce un lento processo di trasformazione e di decomposizione della carne. La serie dei 50 teschi bianchi collocati in fondo, non solo segnala il luogo della “terrasanta” ma, riallacciandosi ad una significativa tradizione popolare, rende omaggio alle anime dei defunti accogliendo l’idea della rinascita legata alla Resurrezione. Hirano intende però esprimere il concetto di “rinascita” anche attraverso un approccio animista a cui è dedicata la stanza attigua, dove grandi parallelepipedi di terracotta simili a lapidi piantate nel terreno, nascondono volti simbolici la cui epidermide si rifà ad elementi naturali, quali pietre porose, cortecce degli alberi e foglie.
Tra la vita e la morte, tra l’”adiquà” dell’esistenza umana e l’”aldilà” dell’essenza spirituale Lange concepisce una “Porta del paradiso”, vecchie porte di lamiera di ferro sulle quali l’artista ha dipinto un romantico ricongiungimento tra Orfeo e Euridice. Hirano risponde con la visione trionfante di un Profeta dorato abbigliato con un sontuoso e coloratissimo kimono nuziale.