Spionaggio italiano. Il fenomeno del dossieraggio in Italia ha radici profonde e si è sviluppato in vari ambiti: politico, giudiziario e persino mediatico. Il termine “dossieraggio” fa riferimento alla pratica, spesso illecita, di raccogliere informazioni su individui o gruppi con l’intento di utilizzarle per esercitare pressione, screditare o ottenere vantaggi.
Un po’ di storia
Uno dei casi più noti di dossieraggio risale agli anni Settanta e Ottanta, un periodo caratterizzato dalla cosiddetta “strategia della tensione”. In quegli anni, servizi segreti e gruppi di potere raccoglievano informazioni e creavano veri e propri dossier sui movimenti politici, in particolare quelli di sinistra, considerati pericolosi o sovversivi. Le informazioni venivano spesso usate per indebolire o indebolire la politica interna, e si è scoperto che molte delle notizie inserite in tali dossier erano manipolate o addirittura inventate, con lo scopo di minare la reputazione di personaggi scomodi per il potere.
Negli anni Novanta, uno scandalo di dossieraggio che scosse l’opinione pubblica italiana fu quello legato al “Caso Sisde”, in cui emerse l’esistenza di una struttura parallela interna ai servizi segreti italiani, che gestiva una mole significativa di informazioni e dossier sugli esponenti della politica e dell’economia. Molti dossier furono compilati su commissione, con l’intento di esercitare pressioni su figure influenti e manipolare le loro decisioni. Questo caso evidenzia il rischio di un uso strumentale dei servizi segreti a fini personali o politici, sollevando gravi preoccupazioni sul controllo democratico di tali apparati.
Spionaggio italiano: tanti casi
Un episodio molto discusso di dossier si verificò nei primi anni 2000, quando esplose il “Caso Telekom Serbia“. Questa vicenda riguardava l’acquisto di una quota della compagnia Telekom Serbia da parte dell’azienda italiana STET, e si sospettava che l’operazione avesse finanziato irregolarmente alcuni esponenti della politica italiana. Durante l’inchiesta, si scoprì che circolavano dossier che collegavano alcuni esponenti di spicco al caso, sulla base di informazioni spesso non confermate. I dossier furono utilizzati per mettere in difficoltà gli avversari politici, anche se molti dettagli emersi successivamente furono smentiti.
Nel 2006, invece, emerse il cosiddetto “Caso Sismi-Pollari“, dal nome dell’allora capo del Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare), Nicolò Pollari. In questa vicenda si scoprì che una struttura del Sismi stava gestendo un archivio segreto contenente informazioni su politici, giornalisti, magistrati e manager. Questo archivio veniva utilizzato per scopi di dossier contro la personalità ritenuta scomode.
Casi recenti
Si parlava di oltre 200 dossier compilati su figure di spicco, con l’obiettivo di esercitare pressioni e influenzare decisioni in ambiti strategici. La vicenda ha portato a numerosi procedimenti giudiziari e ad un acceso dibattito sull’uso improprio delle informazioni da parte dei servizi segreti.
Infine, negli anni più recenti, il dossier ha assunto forme diverse. Complice anche l’avvento delle tecnologie digitali e dei social media, che facilitano la raccolta di informazioni. Il caso più recente riguarda le polemiche legate al “Caso Palamara”. Un’inchiesta che ha portato alla luce dossier su magistrati e politici, con l’intento di condizionare nomine e inchieste giudiziarie.
Questi episodi riflettono una costante sfida tra il controllo democratico e il rischio di derivare autoritarie.
Foto da Depositphotos