Due anni fa, nell’ottobre 2019, nel mentre il Covid-19 mieteva centinaia e centinaia di vittime ogni giorno, la rivista “La Clessidra” di Novi Ligure (AL), semestrale di cultura letteraria, diretta dal piemontese Sandro Montalto, pensò bene di dedicare un numero doppio monografico, lo “Speciale Poesia Campania”, a cura del napoletano Prisco De Vivo e dal direttore della rivista, alla poesia in Campania.
Dopo due anni, per colpa della pandemia che ancora oggi non vuol saperne di lasciarci vivere le nostre giornate senza la preoccupazione di un contagio, di un ricovero in ospedale dove ci puoi anche lasciare le penne, lo stesso Prisco De Vivo e Gennaro Fusco (editore, con Mauro Ferrari, delle Edizioni Joker), hanno presentato a Napoli, giovedì 11 novembre, alla libreria “The Spark-Mondadori”, questo numero monografico (con un’opera dell’artista napoletano Mario Persico: Coppia con volatile, 2019), una vera e propria antologia di 343 pagine della poesia in Campania degli ultimi quarant’anni. Moderatore della serata il poeta Bruno Di Pietro (anch’egli presente nell’antologia). Alcuni poeti inseriti nell’antologia, presenti alla serata, hanno letto loro testi: Luigi Auriemma, Floriana Coppola, Monia Gaita, Eugenio Lucrezi, Marco Melillo, Annibale Rainone.
I poeti antologizzati sono ben 59, compresi i non più in vita Franco Capasso, Franco Cavallo, Stelio Maria Martini, Felice Carmine Simonetti, Michele Sovente e Ciro Vitiello. Qualche nome: Mariano Bàino, Mario Fresa, Bruno Galluccio, Mimmo Grasso, Marisa Papa Ruggiero, Felice Piemontese, Antonio Spagnuolo, Lello Voce.
Prima di continuare a dissertare brevemente quest’antologia, ci piace proporre una poesia di Franco Cavallo tratta da Fétiche (Edizioni Guanda, 1969):
3.
Applicatevi applicatevi pure a scoprire l’enigma.
Il profondo non ha profondità.
E chi attraversa gli squallidi sobborghi della
propria ignoranza, si vede allontanare
come un’ombra sdentata nella direzione opposta.
Arriva sulla grande arteria e svoltare a destra
o a sinistra è perfettamente lo stesso: tutte le
rivoluzioni e gli stati d’assedio hanno i muscoli
rilassati.
seguita da una di Franco Capasso:
Il colore verde è più verde
del verde stesso
Il colore bianco è più bianco
del bianco stesso
Il colore rosso è più rosso
del rosso stesso
Ma io non so distinguere i colori
Il mio colore vero è stato fugato
dalla pioggia e dalla neve.
Ci dice Prisco De Vivo nella nota editoriale: «Le voci antologizzate in questo “speciale” sulla poesia di area campana allestito sulle pagine di una delle migliori riviste di cultura poetica, e non solo, è equivalso ad un affondo nel corpo vivo di scritture che liberano, ciascuna dai propri punti di partenza e prospettive, la complessità di un quadro tra i più interessanti e fecondi della ricerca poetica contemporanea».
Gli fa eco Sandro Montalto, il quale puntualizza il perché della scelta di una rivista del nord di dedicare un’antologia poetica ad una regione del sud, in questo caso la Campania: «… mi è capitato di osservare come spesso per un appassionato di poesia del profondo Nord come me (un Piemonte ai limiti del confine settentrionale) il mondo poetico del Sud sia una landa quasi inespolosa, se si fa eccezione per i soliti nomi ormai noti da tempo… Non c’è dubbio che il Sud anche in questi termini abbia pagato e stia pagando una certa lontananza geografica e ancor più “mentale” da resto d’Italia».
Si spera che il buon Sandro Montalto abbia pure compreso le motivazioni del perché «il mondo poetico del Sud sia una landa quasi inespolosa». Basti leggere la stragrande maggioranza delle antologie prodotte dagli anni settanta del scorso secolo ad oggi, per rendersene conto, dove sistematicamente si è voluto lasciare fuori i poeti campani e più in generale del sud (tranne qualche rara eccezione). D’altronde, è risaputo che il nord abbia sempre alimentato, nei confronti del sud, un accanito ostracismo socio-economico sin dai primi anni dell’unità d’Italia. Mai, però, avremmo pensato di dover far fronte alle discriminazioni anche in materia letteraria. Una delle antologie “secessioniste” è senza dubbio Poeti italiani del secondo Novecento 1945-1995, curata dal poeta milanese Maurizio Cucchi, con la complicità del critico del quotidiano «La Repubblica» Stefano Giovanardi.
La cosa che ci fa più dispetto è che i due “compari” hanno cercato persino di salvare la faccia, giustificando, in una nota, i motivi delle esclusioni, eccellenti e no: per far parte di questa specie di combine, con epicentro Milano, bisognava aver pubblicato con Mondadori tra il ’45 e il ’95 o con un editore a distribuzione nazionale. È mai possibile che non si conosca, al di sopra della linea gotica, l’importanza di case editrici, quali Guida, Laterza, Sellerio, Pironti, Lacaita, che hanno in catalogo importanti poeti, che pure hanno una distribuzione nazionale, o l’interessante lavoro svolto ‒ guardando in casa nostra ‒ dai vari Luciano Caruso, Stelio M. Martini, Alberto M. Moriconi, Felice Piemontese, Antonio Spagnuolo, e da tanti altri? Ignorare il loro operato è un attentato in piena regola alla poesia italiana, una malafede investita di mediocrità e incompetenza. Che dire, poi, dell’esclusione dei miei conterranei? Del “cumano” Franco Cavallo, ad esempio, che alla fine degli anni ’60 pubblicò due volumi con Guanda, e del bacolese Michele Sovente, titolare di un background culturale di buon livello, con la riscoperta delle lingue morte, precisamente del latino, sperimentato in chiave moderna, spesso abbinato al dialetto bacolese (un particolare dialetto dei Campi Flegrei) e all’italiano, del tutto autonomi fra loro, si è visto pubblicare un suo volume dalla Garzanti, un traguardo importante che ripaga la sua serietà e professionalità? Evidentemente nemmeno Guanda e Garzanti sono considerate degne dal duo Cucchi-Giovanardi!
Ma sulle antologie – su certe antologie – occorrerebbe fare un lungo e profondo discorso, che rimandiamo in altre circostanze. Ora ci preme solo elogiare quest’antologia pubblicata da una rivista del nord, che fa parte di un vecchio progetto di Montalto, pubblicare «antologie regionali che racchiudano un’ampia rassegna di ciò che si va facendo in poesia partendo dal Sud e risalendo lungo la cartina, largheggiando in termini numerici siccome l’intento è dire “ecco buona parte dei poeti operanti nel territorio di oggi, o dello ieri più prossimo, che abbiamo deciso di esaminare”… La scelta è quindi caduta, per la prima antologia, naturalmente sulla Campania che allo stato attuale (ma si attendono smentite!) si candida ad essere, se si sommano i dati quantitativi e qualitativi, la regione più interessante del Meridione».
Come tutte le antologie, anche questa curata da De Vivo e Montalto, non ha la pretesa di essere esaustiva in un panorama poetico variegato e numericamente abbastanza corposo come quello campano. Ovviamente qualche none di primo piano è pur sfuggito ai buoni curatori di questo speciale, per es. Alberto Mario Moriconi, Camillo Capolongo, Anna Santoro, Ugo Piscopo (per fare qualche nome).
Questa “assenza” che la spiega Montalto al termine del suo editoriale: «Alcuni autori (pochissimi) sono assenti perché non hanno ritenuto utile questa esperienza, altri (pochi, ma troppi) sono assenti perché i particolari momenti della vita da loro attraversati non hanno consentito loro di partecipare. Altri autori ancora, certo, non avrebbero sfigurato ma i casi della vita non ci hanno permesso di incontrarli sulle nostre strade».
Comunque, il materiale presentato è senza dubbio il prodotto migliore che attualmente circola in Campania e che non ha nulla da invidiare al resto d’Italia. Il lettore che si accinge a sfogliare quest’antologia, si troverà di fronte ad uno spaccato variegato e multivoce, che si dilata tra la tradizione e la ricerca poetica, dove farà la conoscenza di poeti affermati anche a livello nazionale (Bàino, Capasso, Cavallo, Galluccio, Marasco, Martini, Piemontese, Sovente, Spagnuolo) ed emergenti.