(Adnkronos) – Un passo avanti per la Space Economy nazionale e per nuovi business spaziali Made in Italy. Space Cargo Unlimited – il Gruppo basato in Lussemburgo che sta realizzando la ‘fabbrica’ spaziale Rev-1 – ha messo il turbo alla sua nuova sede in Italia, a Torino, che, dalla prossima settimana, sarà più attiva che mai. A dirigere la costola italiana della multinazionale – che ha una sede anche in Francia – è una donna, una manager con la visione e l’esperienza lunga sui business spaziali.
“L’obiettivo è allargare il mercato dell’accesso allo spazio ai privati, un mercato che c’è. Ci sono molti privati che vogliono lavorare e produrre nello spazio, in maniera profittevole e sostenibile e la sede di Torino sarà strategica per il business” anticipa la Dg di Space Cargo Torino, Veronica La Regina, conversando con l’Adnkronos. Certo, osserva, “utile è anche l’attenzione della politica italiana al business spaziale privato e più diffuso, una fetta di economia che si sta sempre più aprendo nell’orbita terrestre ed è in continua crescita”.
Quello che noi vogliamo mettere a frutto qui, in Italia, è anche una politica di ‘ritorno dei cervelli’, competenze nazionali maturate però all’estero e riportarle a casa” continua la top manager, ex ad di NanoRacks Europe. Nata a San Rufo, in provincia di Salerno, 47 anni, esperienze in Europa e oltre Atlantico (sta supportando la Repubblica della Colombia per la realizzazione della loro Agenzia Spaziale ndr.), Veronica La Regina ha un curriculum plasmato per il nuovo mondo spaziale: laurea in Giurisprudenza, studi in economia, ingegneria elettronica e scienze diplomatiche.
“Abbiamo un tremendo bisogno di Spazio” scrive la manager sul suo profilo Linkedin. “Quello che serve – spiega Veronica La Regina – è ‘lo spazio nello spazio’ e la nostra ‘fabbrica’ spaziale Rev-1 farà proprio questo: darà spazio a chi vorrà ‘fabbricare’ in orbita, in condizioni di microgravità. Rev-1 è uno spazioplano che dà anche l’opportunità di rientrare a Terra”. La nuova sede di Space Cargo a Torino promette così di allargare gli orizzonti di business, “oltre a lavorare con il ‘manifatturiero’ spaziale della città che vede in Thales Alenia Space un player italiano con cui abbiamo già stretto accordi”.
“La presenza della sede in Italia risale a più di un anno fa, l’obiettivo è stato poter lavorare con player italiano come Thales Alenia Space di Torino, poter usufruire così di tutta la qualifica di manifattura spaziale della joint venture, costruire con loro pezzi per la nostra navicella spaziale già sviluppati in missioni passate”. Ma il sistema Paese dovrebbe accelerare sulle space economy?
“La new space ha ancora delle difficoltà in Italia per poter affermare che sia il trend corrente – argomenta Veronica La Regina – e risulta ancora dominante l’approccio di sviluppare nuove tecnologie, anche innovative, con poca attenzione allo sfruttamento commerciale”. La manager teme che l’Italia stia diventando “solo un fornitore”. E mette sul tavolo un esempio per tutti: “Pensiamo ad un palazzo, una cosa è costruirlo e lasciarlo solo ad uso del proprietario, un’altra è realizzare un immobile e affittarlo con Airbnb. In questo caso, con il servizio di ‘affittacamere’ ho un flusso di entrate economiche per anni, mentre un palazzo – una volta che l’ho costruito – vale sì milioni di euro ma il business si ferma lì”.
“E quindi se non prendiamo anche altre rotte, rischiamo di perdere un mercato di miliardi di euro – e per anni – perché pensiamo solo ai milioni euro di oggi”. La spinta di Space Cargo Torino “è ricorrere a capitale da fonti private per creare una infrastruttura europea per la fruizione in orbita – una piccola ‘industria’ spaziale che permetta di produrre nuove cose. E l’orbita spaziale bassa – a 400-600 chilometri dalla Terra – è molto più generosa di benefici per la vita terrestre” taglia corto Veronica La Regina. (di Andreana d’Aquino)
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