Era stata ipotizzata circa quarant’anni e quest’anno gli studiosi di un gruppo internazionale di ricerca guidato dal Caltech, l’Istituto di Tecnologia della California, l’ha potuta osservare dal vivo grazie a potenti strumenti tecnologici. Parliamo di un nuovo tipo di supernova generatasi nello spazio che dà risposta a secoli di osservazioni e studi.
Cos’è una supernova
La supernova è quell’esplosione che mette fine alla vita di una stella. La maggior parte delle volte, come spiegato dagli scienziati nell’articolo apparso su “Science” lo scorso 3 settembre, l’esplosione si verifica quando il corpo celeste esaurisce le sue scorte di idrogeno. La sua intensità varia a seconda della dimensione della stella stessa. Durante la sua vita una stella si tiene in equilibrio tra due forze: la prima che vorrebbe farla esplodere, la seconda che invece tende a farla implodere. Le fusioni di idrogeno, che costituisce un po’ il combustibile del corpo celeste, assicurano che
nessuna di queste due forze prevalga. Appena le scorte di idrogeno finiscono avviene l’esplosione. Come prodotto di questo evento si possono generare oggetti anche molto piccoli dotati di un campo gravitazionale enorme come stelle di neutroni e buchi neri. In altri casi, l’esplosione di una stella può avvenire in seguito allo scontro della stella stessa con un buco nero o con una stella di neutroni. Quest’ultima eventualità, finora solo teorizzata, si è finalmente verificata e manifestata all’osservazione degli scienziati del Caltech.
Il nuovo tipo di supernova osservata nello spazio
La scoperta della nuova supernova è iniziata con un segnale radio anomalo, un transiente radio. Una sorgente di onde radio di forte intensità e di breve durata. Questo tipo di sorgente identifica eventi astronomici insoliti come, appunto, l’esplosione di una stella. Associando i dati sulle onde radio a quelli provenienti dal VLA (Very Large Array) si è potuto documentare l’esistenza di un nuovo tipo di
supernova. Il fenomeno, avvenuto a 480 milioni di anni luce da noi, ha avuto origine da due stelle binarie, due stelle, cioè, nate insieme e che formano un unico sistema. Una delle due avrebbe esaurito il suo ciclo vitale prima dell’altra e la sua esplosione avrebbe dato origine a un buco nero o a una stella di neutroni che a sua volta si sarebbe scontrata con la seconda stella generando una seconda supernova.
Gli occhi puntati sullo spazio
Il VLA, Very Large Array, è una schiera di 27 grandi radiotelescopi, antenne paraboliche del diametro di 25 metri ognuna, situati nel New Mexico. Sono disposti su tre bracci ciascuno di 21 chilometri che formano una sorta di “Y”. Il VLA è entrato in funzione nel 1980 per studiare tutti quegli oggetti astronomici, come, per esempio, le radiogalassie, i pulsar, i buchi neri che emettono onde radio e che costituiscono la gran parte della Via Lattea. Nel 2021 ha permesso di “certificare” l’esistenza di un nuovo tipo di supernova che, in realtà, era stata ipotizzata già nel Medioevo. Nel 1054 d.C., infatti, alcuni astronomi cinesi osservarono una supernova, quella che diede origine alla nebulosa Granchio, che aveva le stesse caratteristiche di quella osservata circa mille anni dopo.
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