Space Economy e Space Diplomacy: l’evoluzione degli equilibri politici ed economici del settore spaziale dalla guerra fredda alla cooperazione competitiva di oggi, dove sempre di più le imprese spaziali sono il frutto di grandi programmi internazionali.
Questi i temi discussi nel corso di un dibattito promosso da Aspen Institute Italia, in collaborazione con Leonardo-Finmeccanica, dal titolo “Geopolitica ed economia dello spazio“.
All’appuntamento sono intervenuti Stefania Giannini, Ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca Scientifica; l’Amministratore Delegato di Leonardo-Finmeccanica, Mauro Moretti; Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana; Simonetta Di Pippo, Director dello United Nations Office for Outer Space Affairs;Jeremy Wyatt, professore di “Robotics and Artificial Intelligence” all’Università di Birmingham e Luigi Pasquali, Amministratore Delegato di Telespazio.
In collegamento dagli Stati Uniti è arrivato anche il contributo di Jakob Van Zyl, direttore dell’esplorazione del sistema solare del JPL Nasa.
Il presidente di Leonardo-Finmeccanica, Gianni De Gennaro, aprendo i lavori ha ricordato che, nonostante i tempi siano cambiati, lo spazio ha ancora una fondamentale proiezione politica. Oggi però il ritorno economico è fondamentale, soprattutto tenendo conto che lo spazio è diventato un fenomenale volano di sviluppo.
I numeri del settore, ha ricordato Luigi Pasquali AD di Telespazio, sono evidenti: 6000 addetti per un fatturato di 1,6 miliardi di euro, che se si calcola l’intera filiera salgono a 3 miliardi..
«La nuova sfida è di saper utilizzare i terabyte di dati che costituiscono le autostrade spaziali come le altre infrastrutture», ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Battiston, che ha spiegato come «il dato fornito gratuitamente è in grado di produrre nuovi comportamenti economici e quindi ricchezza per la società». È l’indotto delle applicazioni che vengono dalle nuove tecnologie e dallo sviluppo della robotica: il modello Usa, laddove investimenti pubblici fungono da volano e aggregatore per importanti investimenti privati.
L’Italia, è stato sottolineato, si candida a giocare un ruolo di primo piano. Lo sviluppo di una vera e propria “Space Economy” si riflette nelle politiche industriali di numerosi governi e nelle strategie dei principali gruppi industriali e degli investitori finanziari che sempre più numerosi – soprattutto negli Usa – guardano favorevolmente al settore.
Il ruolo italiano, terzo paese contributore dell’agenzia spaziale europea e sesta potenza spaziale mondiale, come ha ricordato il presidente Asi Battiston, va letto ad esempio nel successo anche commerciale del lanciatore Vega e nella presenza industriale nelle principali missioni spaziali programmate, da Exomars a Galileo e Copernicus. Battiston ha poi aggiunto che il ruolo italiano nel settore spaziale internazionale non si esaurisce con la la sola partecipazione in ESA: «gli accordi bilaterali, con altre agenzie spaziali – ha puntualizzato Battiston – hanno lo stesso valore».
Fondamentale, nella transizione a questa nuova fase economica in espansione delle attività spaziali, è il lavoro del governo, che per l’ad di Leonardo-Finmeccanica, Mauro Moretti, si deve esplicitare in una maggiore presenza «nei ruoli chiave dei processi decisionistici del settore a livello europeo». Moretti ha poi aggiunto che «bisogna avere le dimensioni critiche per competere a livello globale, ossia avere la possibilità di pianificare investimenti e sviluppo per mantenere la superiorità tecnologica».
Il dibattito è stato concluso dal ministro Giannini, che ha ribadito l’impegno del governo per lo spazio a cominciare dal piano stralcio Space Economy approvato ad agosto dal CIPE, e ha ricordato che l’Italia è una potenza spaziale anche grazie al fondamentale ruolo «della ricerca scientifica nazionale e in particolare delle università italiane». «Un settore, lo spazio – ha concluso il ministro – tra i più promettenti e in cui il governo ha investito e nel quale tutte le aziende, piccole o grandi che siano, devono essere coese con le politiche governative.