Entrando nei dettagli si nota che in Italia il PD, sempre secondo i sondaggi, è in testa al 32.2% seguito dal M5S che fa parte del gruppo dei cosiddetti Non Iscritti (NI) e si afferma intorno al 25.4%. La situazione italiana è legermente più complica per via di Forza Italia e del Nuovo Centro Destra che sono dati rispettivamente al 19.2% e al 5.4%. Entrambi ruotano nella sfera del Partito Popolare Europeo, ma i due leader hanno una visione contrapposta rispetto al loro macropartito di riferimento. Evidentemente anche i continui richiami del PPE non sono serviti a molto, basti pensare ai due slogan elettorali: “Più Italia in Europa, meno Europa in Italia” di FI e “In Europa, prima l’Italia” del NCD. Gli ultimi seggi in Italia sono riservati alla Lega Nord, euroscettici duri e puri.
All’occhio balza il dato Francese e Inglese. Oltralpe gli euroscettici sono in testa con il Font National di Le Pen (23.5%), anche loro nel gruppo dei NI, seguiti dal centrodestra del PPE e dai socialisti del S&D – rispettivamente al 22.5% e 18.5%. Nel Regno Unito viene dato al comando il partito UK Independence (31.9%) e i più “moderati euroscettici” del Conservative Party al 20.4%. Tiene il confronto solo il Labour Party del S&D al 27.5%. I critici sono anche primi in Danimarca con il Dansk Folkeparti dato al 25.4% e con i conservatori del Venstre al 23.5%.
In Germania, paese al centro delle polemiche nei comizi degli euroscettici italiani, il partito Alternative für Deutschland è intorno al 6.3%, più o meno corrispondenti a 6 seggi, ma ci sono anche i Piraten e Nationaldemokratische Partei Deutschlands che possono ancora dire la loro.
Dando per probabili gli esiti delle previsioni di PollWatch2014 è evidente che il PPE e il S&D dovrebbero mantenere il loro comando di guida nel Parlamento Europeo, anche se sembra che il PPE sia destinato a perdere diversi seggi e la sua leadership nei confronti del S&D che sono dati in crescita rispetto le precedenti elezioni. Anche i centristi de Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa perdono punti, passando da 84 seggi ai probabili 63. Il dato più significativo riguarda i Non Iscritti che passano da 26 seggi a 99. In leggera crescita anche il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei e il Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia.
I seggi per la sinistra europea e i Verdi vengo dati in aumento, ma a confermasi sono i venti dei nazionalismi di destra che soffiano sull’Europa. La piattaforma dei partiti No-Euro e vari populismi alimentano questo fenomeno che nei singoli paesi come la Francia del Front Nationall, all’ungherese Jobbik del partito neonazista e antisemita, ad Alba Dorata al suo primo voto europeo dopo il successo nazionale del 2012 e che insieme all’olandese Partij Voor de Vrijheid e l’austriaco Fpoe di Heinz-Christian Strache continuano a macinare consensi. Le politica economica comunitaria è la prima ad essere messa sul banco degli imputati da parte di questi partiti, seguite dalle ragioni politiche e regionali. Solo nel dicembre del 2013 l’UE ha varato l’accordo sull’unione bancaria che in sostanza evitano quegli effetti di contagio che hanno fatto sì che alcune banche non gestite in modo florido – ad esempio Atene o Madrid – portato i loro Stati sull’orlo del fallimento, mettendo oltretutto in pericolo la sopravvivenza stessa dell’insieme della zona euro. Il rischio che si corre è quello di trovare un parlamento spaccato, sia nelle direzioni politiche ed economiche da intraprendere e nel sua stessa funzione sociale che l’Europa detiene dalla sua nascita.