La Galleria Poggiali presenta Soulmate / Cellmate, prima mostra personale a Milano, la terza con la galleria, del poliedrico artista Zhivago Duncan (Terre Haute, USA, 1980), con saggio in catalogo di Kit Hammonds.
Soulmate / Cellmate raccoglie un nuovo corpo di opere pensate e realizzate dall’artista appositamente per la sede milanese della Galleria Poggiali. Una serie di lavori che spaziano dalla pittura alla scultura in ceramica, tecnica cui ricorre spesso: l’artista ha ricreato in mostra l’immagine della sua mente, partendo da un pensiero libero, fluido, ha abbozzato nei dipinti degli universi in formazione, paesaggi mitici e immaginari dai colori psichedelici.
Zhivago Duncan si trova così a dialogare con lo spazio cubico della projetc-room che si affaccia su Foro Buonaparte, modificando e plasmando l’ambiente con l’installazione di sculture in ceramica e dipinti dalle forme esotiche e astratte, realizzate con la tecnica Batik. Una tecnica antica, le cui origini ancora oggi non sono certe, capace di donare alle opere una luminosità incredibilmente ricca. Si tratta di un modus operandi nato da errori casuali nella tintura dei tessuti, dove macchie di grasso o altre sostanze impermeabili hanno impedito al colore di penetrare durante il bagno di tintura. Duncan in questa serie, per realizzare le sue opere con la tecnica Batik ha utilizzato la cera, materiale con cui ha coperto alcune zone dei dipinti, impedendo così al colore di penetrare sulla superficie della tela.
Ha creato in questo modo dei lavori unici caratterizzati da forme insolite, mai scontate, provenienti da orizzonti lontani, crocevia di culture differenti. L’artista infatti, fin da giovane è stato esposto alle culture e tradizioni più disparate. Nato da padre danese e madre siriana, Zhivago ha avuto modo di conoscere ambienti profondamente differenti, contraddistinti da storie, miti e leggende che hanno segnato la sua infanzia e che non può non considerare e convogliare all’interno della sua opera artistica.
Come nelle opere esposte nella recentissima personale intitolata Beauty Block My View (novembre 2018 – gennaio 2019), tenutasi alla Meem Gallery di Dubai, anche nei lavori esposti in Soulmate / Cellmate Duncan esprime la volontà di ricollegarsi al suo passato. Volontà di indagare, conoscere e riagganciarsi alle sue radici. L’artista ricrea in mostra un mondo legato alla sua eredità ancestrale, connessione tra la sua fisicità e la personificazione metafisica di una terra perduta. “Tutto ciò viene reso su tela attraverso una rete di citazioni, profezie e immagini di divinità, prese da antiche narrazioni siriane. Alla base del processo creativo di Duncan vi è una ricerca bramosa di scoprire interconnessioni nascoste. Indagine espressa da un universo gioioso di forme e colore, sotto le quali in realtà, si celano fragili fondamenta e un profondo lamento interiore.” Kit Hammonds.
In stratta relazione con le grandi tele, saranno presenti in mostra innumerevoli sculture di argilla modellata e smaltata. Un insieme di nuvole, bolle, cellule, organuli e mitocondri in continuo divenire ricreano degli ambienti immaginari, leggeri, fluttuanti. Ambienti che raccontano dei processi biologici, dei fenomeni che originano la vita e delle leggi che li governano. Queste forme dalle diverse dimensioni invaderanno gli spazi della galleria insieme a piramidi ed edifici poliedrici. Strutture tridimensionali e abitazioni che rappresentano un’interessante quanto ambiguo sistema ecologico. Modelli utopici di città (invisibili) legate al passato dell’artista, o processi vitali e forme biologiche connesse alle nostre origini? Nell’opera di Zhivago Duncan la linea che separa questi due mondi ed interpretazioni risulta essere estremamente sottile.
Zhivago Duncan si è fatto conoscere per la grande personale del 2012 alla Contemporary Fine Art di Berlino nella quale aveva iniziato a produrre, oltreché grandi dipinti su tela, vetrine abitate da modellini di auto, aerei e treni in movimento, circondati da neon. La più rappresentativa di queste era poi stata esposta, risultando Duncan il più giovane artista invitato, da Saatchi a Londra nella mostra Gesamtkunstwerk: New Art from Germany, che faceva il punto sugli artisti più influenti operanti in Germania, tra i quali vanno almeno citati Gert & Uwe Tobias e Thomas Zipp. La prima personale da Poggiali è del 2013 dove approfondisce il senso di una sofisticata critica all’indole aggressiva degli Stati Uniti attraverso la realizzazione di modellini di aerei da guerra ricostruiti e poi dipinti e grandi istallazioni al neon. Soggiorna in Arabia in seguito ad un premio ricevuto in Germania ed espone alla Jarjia BIENNALE oltreché al Salsali Private Museum di Dubai ed al Perez Museum di Miami, dove nel frattempo aveva stretto un sodalizio con la Fredric Snitzer Gallery che porterà alla realizzazione di più di una personale. Da Poggiali cura la mostra Faith and Fathom con 18 artisti internazionali tra i quali Slater Bradley, Tim Noble e S. Wester, John Isaacs e J. Rosenfield tra gli altri, nella circostanza della quale presenta l’istallazione Six Degrees of Separation: una grande vetrina al cui interno sono creati sei piani sui quali si muovono altrettanti modellini di treni ciascuno sul proprio binario. Nella vetrina sono istallati neon deputati a diffondere luci fluorescenti all’esterno.
Six Degrees of Separation sarà esposto da giovedì 6 giugno in Foro Buonaparte a Milano a sancire la collisione tra dimensione intima e memoria collettiva aperta con Soulmate/Cellmate.
Le opere di Zhivago Duncansono conservate in importanti collezioni museali tra cui quella del Perez Art Museum (Miami, USA), Me Collectors, Olbricht Collection (Berlin, Germany), Saatchi Gallery (London, England), Barjeel Art Foundation (Sharjah, UAE), Salsali Private Museum (Dubai, UAE).
La Galleria Poggiali presenta Soulmate / Cellmate, prima mostra personale a Milano, la terza con la galleria, del poliedrico artista Zhivago Duncan (Terre Haute, USA, 1980), con saggio in catalogo di Kit Hammonds.
Soulmate / Cellmate raccoglie un nuovo corpo di opere pensate e realizzate dall’artista appositamente per la sede milanese della Galleria Poggiali. Una serie di lavori che spaziano dalla pittura alla scultura in ceramica, tecnica cui ricorre spesso: l’artista ha ricreato in mostra l’immagine della sua mente, partendo da un pensiero libero, fluido, ha abbozzato nei dipinti degli universi in formazione, paesaggi mitici e immaginari dai colori psichedelici.
Zhivago Duncan si trova così a dialogare con lo spazio cubico della projetc-room che si affaccia su Foro Buonaparte, modificando e plasmando l’ambiente con l’installazione di sculture in ceramica e dipinti dalle forme esotiche e astratte, realizzate con la tecnica Batik. Una tecnica antica, le cui origini ancora oggi non sono certe, capace di donare alle opere una luminosità incredibilmente ricca. Si tratta di un modus operandi nato da errori casuali nella tintura dei tessuti, dove macchie di grasso o altre sostanze impermeabili hanno impedito al colore di penetrare durante il bagno di tintura. Duncan in questa serie, per realizzare le sue opere con la tecnica Batik ha utilizzato la cera, materiale con cui ha coperto alcune zone dei dipinti, impedendo così al colore di penetrare sulla superficie della tela.
Ha creato in questo modo dei lavori unici caratterizzati da forme insolite, mai scontate, provenienti da orizzonti lontani, crocevia di culture differenti. L’artista infatti, fin da giovane è stato esposto alle culture e tradizioni più disparate. Nato da padre danese e madre siriana, Zhivago ha avuto modo di conoscere ambienti profondamente differenti, contraddistinti da storie, miti e leggende che hanno segnato la sua infanzia e che non può non considerare e convogliare all’interno della sua opera artistica.
Come nelle opere esposte nella recentissima personale intitolata Beauty Block My View (novembre 2018 – gennaio 2019), tenutasi alla Meem Gallery di Dubai, anche nei lavori esposti in Soulmate / Cellmate Duncan esprime la volontà di ricollegarsi al suo passato. Volontà di indagare, conoscere e riagganciarsi alle sue radici. L’artista ricrea in mostra un mondo legato alla sua eredità ancestrale, connessione tra la sua fisicità e la personificazione metafisica di una terra perduta. “Tutto ciò viene reso su tela attraverso una rete di citazioni, profezie e immagini di divinità, prese da antiche narrazioni siriane. Alla base del processo creativo di Duncan vi è una ricerca bramosa di scoprire interconnessioni nascoste. Indagine espressa da un universo gioioso di forme e colore, sotto le quali in realtà, si celano fragili fondamenta e un profondo lamento interiore.” Kit Hammonds.
In stratta relazione con le grandi tele, saranno presenti in mostra innumerevoli sculture di argilla modellata e smaltata. Un insieme di nuvole, bolle, cellule, organuli e mitocondri in continuo divenire ricreano degli ambienti immaginari, leggeri, fluttuanti. Ambienti che raccontano dei processi biologici, dei fenomeni che originano la vita e delle leggi che li governano. Queste forme dalle diverse dimensioni invaderanno gli spazi della galleria insieme a piramidi ed edifici poliedrici. Strutture tridimensionali e abitazioni che rappresentano un’interessante quanto ambiguo sistema ecologico. Modelli utopici di città (invisibili) legate al passato dell’artista, o processi vitali e forme biologiche connesse alle nostre origini? Nell’opera di Zhivago Duncan la linea che separa questi due mondi ed interpretazioni risulta essere estremamente sottile.
Zhivago Duncan si è fatto conoscere per la grande personale del 2012 alla Contemporary Fine Art di Berlino nella quale aveva iniziato a produrre, oltreché grandi dipinti su tela, vetrine abitate da modellini di auto, aerei e treni in movimento, circondati da neon. La più rappresentativa di queste era poi stata esposta, risultando Duncan il più giovane artista invitato, da Saatchi a Londra nella mostraGesamtkunstwerk: New Art from Germany, che faceva il punto sugli artisti più influenti operanti in Germania, tra i quali vanno almeno citati Gert & Uwe Tobias e Thomas Zipp. La prima personale da Poggiali è del 2013 dove approfondisce il senso di una sofisticata critica all’indole aggressiva degli Stati Uniti attraverso la realizzazione di modellini di aerei da guerra ricostruiti e poi dipinti e grandi istallazioni al neon. Soggiorna in Arabia in seguito ad un premio ricevuto in Germania ed espone allaJarjia BIENNALE oltreché al Salsali Private Museum di Dubai ed al Perez Museum di Miami, dove nel frattempo aveva stretto un sodalizio con la Fredric Snitzer Gallery che porterà alla realizzazione di più di una personale. Da Poggiali cura la mostra Faith and Fathom con 18 artisti internazionali tra i quali Slater Bradley, Tim Noble e S. Wester, John Isaacs e J. Rosenfield tra gli altri, nella circostanza della quale presenta l’istallazione Six Degrees of Separation: una grande vetrina al cui interno sono creati sei piani sui quali si muovono altrettanti modellini di treni ciascuno sul proprio binario. Nella vetrina sono istallati neon deputati a diffondere luci fluorescenti all’esterno.
Six Degrees of Separation sarà esposto da giovedì 6 giugno in Foro Buonaparte a Milano a sancire la collisione tra dimensione intima e memoria collettiva aperta conSoulmate/Cellmate.
Le opere di Zhivago Duncan sono conservate in importanti collezioni museali tra cui quella del Perez Art Museum (Miami, USA), Me Collectors, Olbricht Collection (Berlin, Germany), Saatchi Gallery (London, England), Barjeel Art Foundation (Sharjah, UAE), Salsali Private Museum (Dubai, UAE).