Una dipendenza. Uno stile di vita. La droga circola e si diffonde tra i soldi e nelle tasche dei ricchi…napoletani! Sono 58 le ordinanze emesse dalla Dda di Napoli per spacciatori di cocaina. Stefano Vecchio, dirigente del Servizio Tossicodipendenze dell’ Asl di Napoli, lancia l’allarme. E’ la “droga dei ricchi”,circola ai piani alti della città: Chiaia, Posillipo, Napoli Centro. L’ultimo blitz effettuato dai carabinieri , ha arrestato 45 professionisti tra cui imprenditori e gioiellieri in stretta relazione con i clan. Veniva acquistata al mercato della Camorra e consegnata a domicilio nelle zone “bene” della città. L’uso di stupefacenti è molto diffuso ovunque : l’eroina viene utilizzata nei contesti precari della città, ferrovia e Scampia, assunta principalmente dai migranti e da soggetti senza dimora. Tra i giovani, prevale la pratica del mix, l’assunzione combinata di cannabis , alcol e pasticche , quest’ultime utilizzate in particolari situazioni notturne di divertimento ( rave) che associate alla fruizione di un certo tipo di musica, alterano la percezione dei sensi inibendo il contatto con la realtà esterna. Il soggetto vive uno stato di fascinazione ipnotica, di condivisione e integrazione con l’altro che vive la medesima esperienza. La ricerca costante di piacere associato all’alterazione di sé tramite induzione di sostanze estranee , diverte e stupisce in quanto il soggetto dichiara di vivere una realtà isolata o comunque deformata.
Secondo gli ultimi dati, l’indagine più attendibile è l’Espad-Italia dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa sulle abitudini degli studenti italiani in fatto di droga che nel 2013 ha contato 16mila adolescenti schiavi dell’eroina, 55mila della cocaina e 520mila giovani fumano invece lo spinello, il 16% e, fra questi, 1 su 5 (poco piu’ di 75.000 ragazzi) consuma cannabis quasi quotidianamente (20 o piu’ volte al mese). Quello della droga è un mercato ben gestito,strategico, in quanto si adatta ad ogni tipo di target e condizione economica. Anche lo spaccio di sostanze è un’attività molto articolata: in ogni zona è presente un pusher che si adatta ad ogni tipo di richiesta della clientela, in relazione alla quantità e alla qualità della sostanza. A Napoli gli 11 Sert, Servizi per le tossicodipendenze, accolgono circa 800 utenti, a questi servizi si correlano un’unità di strada e due centri residenziali notturni. Solo con l’unità di strada, l’Asl ha compiuto 800 interventi per overdose negli ultimi 2 anni, attuando la strategia della riduzione del danno, il servizio raggiunge il soggetto attraverso un’attività di prevenzione secondaria e terziaria per la modificazione di comportamenti rischiosi. Spiega Vecchio: Agiamo nella riduzione del danno sia fornendo siringhe sterili e assistenza sanitaria, sia informando e cercando di modificare i comportamenti a rischio: circa 100 persone sono state condotte ai servizi.
Tutta un’altra storia è quella dei consumatori di cocaina: studenti, professionisti, che difficilmente si rivolgono alle istituzioni diffuse sul territorio per il timore di essere stigmatizzati. Spesso, le aspettative normative limitano l’accesso ai servizi, ciò accade in particolare negli adolescenti, resistenti nei confronti delle regole e delle istituzioni. Per loro a Napoli esiste il progetto MamaCoca, finanziato dal fondo per la lotta alla droga e realizzato dal Dipartimento delle Farmacodipendenze dell’Asl Na1 Centro in collaborazione con il Gruppo di Imprese Sociali Gesco. Il progetto MamaCoca è un’attività che agisce in maniera discreta, nascosta, ed entra in gioco in quelle situazioni in cui il soggetto non riesce più ad occuparsi della sua vita sociale, ciò accade quando l’abuso della sostanza condiziona la quotidianità e la ingloba in un vortice apparentemente senza via d’uscita. L’attività è guidata da Chiara Cicala, dirigente psicologa del Dipartimento Farmacodipendenza dell’Asl Napoli 1 Centro.
Dal 2010 sono 150 le persone che si sono rivolte al servizio. La maggioranza dei consumatori di coca sono hanno all’incirca 30 anni. Il 30% degli utenti di MamaCoca ha 30-34 anni, mentre nella fascia d’età 40-44 anni c’è il 17% degli utenti, il 16% è nella fascia 25-29, il 13% 35-39 anni. Mentre nella fascia 45-49 anni c’è il 9% degli utenti, percentuale che scende al 4,7 per i 50-54 anni. Non mancano utenti molto giovani: sono il 7,6% quelli tra i 20 e i 24 anni. La maggioranza sono uomini: il 90,5% e hanno un’occupazione stabile nel 54% dei casi, mentre i disoccupati sono quasi il 23% e i precari il 16%. Nel 61% dei casi sono diplomati, nel 9% dei casi laureati.
L’obiettivo conclude Vecchio è quello di progettare interventi educativi, rafforzando l’autostima di queste persone e la fiducia in se stessi, in questo modo i soggetti possono recuperare la loro vita sociale. Ciò diviene possibile agendo in tempo, puntando sulla qualità dell’informazione e intervenendo concretamente. Il tentativo è quello di lavorare ad ampio raggio, analizzando gli aspetti psicologici e psicosociali del comportamento a rischio.