È necessaria una maggiore cooperazione tra le forze dell’ordine, gli assistenti sociali che operano nei rifugi e nei centri di accoglienza, i tutori, gli operatori delle linee telefoniche per i bambini scomparsi per prevenire e rispondere in maniera più efficace alla scomparsa di minori non accompagnati.
È quello che emerge dal Rapporto SUMMIT su prevenzione, risposta e tutela dei minori migranti non accompagnati che si disperdono in Europa, co-finanziato dall’Unione Europea e coordinato da Missing Children Europe, di cui SOS Il Telefono Azzurro èpartner associato per l’Italia con il Servizio 116 000, il numero unico europeo per minori scomparsi.
Nel 2015 nell’Unione Europea sono arrivati più di 89.000 bambini non accompagnati, un aumento drammatico rispetto ai 23.000del 2014. Secondo Europol, 10.000 di questi bambini sono scomparsi dopo poche ore dalla registrazione e solo una minima parte viene di seguito ritrovata. I rapporti nazionali sembrano suggerire che il numero di minori non accompagnati mancanti potrebbe essere molto più alto e che molti bambini scompaiono prima di essere registrati dalle autorità.
“I bambini che arrivano in Europa per sfuggire alla guerra, la povertà e la repressione nel loro Paese, rischiano di essere vittime di tratta, di matrimonio forzato o sfruttamento sessuale ed economico, tra cui la donazione di organi, il traffico di droga e l’accattonaggio. Un numero preoccupante di questi bambini non viene mai ritrovato”, dichiara Delphine Moralis, segretario generale di Missing Children Europe.
La relazione riflette il punto di vista degli operatori che si occupano dell’accoglienza dei minori migranti non accompagnati e dellascomparsa dei bambini, che hanno esaminato le pratiche di sette Paesi europei: Gran Bretagna, Spagna, Italia, Belgio, Cipro, Irlanda eGrecia.
Le autorità e gli operatori di prima linea che hanno partecipato alla ricerca evidenziano una cattiva gestione della scomparsa dei minori non accompagnati, una mancanza di procedure efficienti, di chiarezza sulle responsabilità di ogni servizio coinvolto, ma anchedi risorse e di motivazione da parte dei professionisti coinvolti.
Tra le pecche più evidenti anche i metodi incoerenti di raccolta dei dati nei singoli Paesi e in Europa, che rende difficile e inefficace lo scambio di informazioni pertinenti. Molti professionisti ammettono che spesso si presume che i minori scompaiano volontariamente e che una valutazione del rischio è raramente eseguita.
“I bambini migranti che arrivano in Europa hanno diritto allo stesso livello di protezione di qualsiasi altro minore. Tuttavia la loro scomparsa è trattata con meno importanza rispetto alla scomparsa di un bambino che è cittadino UE. Dobbiamo cambiare questa indifferenza”, dichiara Karen Shalev Greene, direttore del Centro per lo Studio delle persone mancanti presso l’Università di Portsmouth e co-autore del Rapporto.
I risultati completi del Rapporto SUMMIT saranno resi pubblici ad aprile a Bruxelles alla presenza degli attori che hanno preso parte al processo di ricerca che ha portato all’identificazione delle buone pratiche individuate raccolte in un manuale che sarà presentato per l’occasione.