Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, si compie un’importante rito di passaggio: il solstizio d’inverno. L’apparente sconfitta della luce di fronte alle tenebre che prepara l’arrivo della bella stagione. Antiche tradizioni che rivivono nei nostri rituali per rendere ancora più magico il momento più intimo dell’anno.
Quando cade il solstizio d’inverno?
13, 21 e 22. No, non stiamo proponendo un terno sul quale puntare per il gioco del lotto, bensì dei numeri che ci aiuteranno a capire meglio questo particolare momento dell’anno ricco di significati. La data del solstizio, infatti, è strettamente legata al calendario in uso. Al tempo dell’Impero romano, e precisamente dal 46 a.C., data di promulgazione del calendario giuliano da parte di Giulio Cesare, il solstizio d’inverno si collocava nella notte tra il 12 e il 13 dicembre. Questo calendario, pur avendo portato sostanziali modifiche al precedente calendario romano, quali ad esempio, l’inserimento dell’anno bisestile, aveva la pecca di non coprire totalmente l’anno astronomico, per cui, quando nel 1582, fu riformato e sostuito dal calendario gregoriano, la data del solstizio slittò al 21 dicembre.
La riforma introdotta dal papa Gregorio XIII arriva dopo 1600 anni circa, dopo la nascita della Chiesa e dei suoi apparati, ecco perché il detto “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” è ancora duro a morire. Il numero 22, allora, che significato ha? Facciamo un altro passaggio. Il calendario gregoriano, che usiamo ancora oggi, dura 365 giorni, ma l’anno siderale, che è l’intervallo del percorso orbitale della terra, dura per la precisione 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Il nostro “arrotondamento” per difetto, pur pratico, lascia fuori delle ore che ogni anno si accumulano facendo slittare la data del solstizio appunto al 22. Questo piccolo slittamento rientra, poi, con l’allungamento dell’anno bisestile.
Cosa è il solstizio d’inverno?
Il solstizio d’inverno (dal latino sol = sole, sistere = fermarsi) è l’istante in cui il Sole si trova alla massima distanza sotto l’equatore celeste, cioè all’altezza del Tropico del Capricorno alla latitudine di 23,5 gradi sud. Il percorso che il Sole segue in questo giorno, dall’alba al tramonto, è il più breve dell’anno, in pratica il 21, o il 22 dicembre, è il giorno più corto dell’anno, quello, cioè, con meno ore di luce solare per coloro che vivono nell’emisfero nord. Quando parliamo di percorso del Sole ci riferiamo sempre all’impressione che il nostro occhio riceve guardando dalla Terra, non dimentichiamo che è quest’ultima a girare intorno al Sole e a provocare, con le sue rotazioni, l’alternarsi delle stagioni.
Pur segnando l’inizio della stagione più fredda dell’anno, il solstizio d’inverno non ci fa sperimentare subito temperature rigide. Dunque, quando entra l’inverno? Per rispondere a questa domanda non dobbiamo considerare la distanza del Sole dalla Terra quanto l’inclinazione nell’irradiazione dei raggi solari. Con lo spostamento dell’asse terrestre, in questa stagione, i raggi solari arrivano obliqui e quindi, con il passare delle settimane, il loro potere termico diminuisce. Per questo motivo, l’allineamento tra inverno astronomico e inverno metereologico avviene nei mesi di gennaio e febbraio.
Il significato del solstizio d’inverno
La sosta del sole lungo il suo percorso, dare più spazio alla notte per poi riprendere la corsa più forte che mai, rende il solstizio d’inverno un momento denso di significati ancestrali. Una sorta di rito di passaggio che prelude a una nuova vita. Per questo motivo, gli antichi romani, in questi giorni festeggiavano la festa del “Sol invictus”, il sole invincibile, scambiandosi regali di vario tipo. Le popolazioni celtiche, in questa occasione, celebravano la festa di Yule, adornando un albero sempreverde. La Chiesa cristiana, che ha ripreso tante usanze pagane, suole far ricorrere in questo periodo la nascita del figlio di Dio, l’inizio di una nuova era. Un po’ quello che accade alle persone che muoiono un po’ con la fine di un anno, per rinascere in quello seguente.