Solo uno su dieci (11 per cento) ha contenuto il proprio consumo di carne ed insaccati dopo le notizie diffuse con la pubblicazione del rapporto Oms. E’ quanto emerge dall’indagine on line elaborata dal sito www.coldiretti.it sugli effetti negativi di un allarmismo ingiustificato in un Paese come l’Italia dove la dieta bilanciata basata sui principi della dieta mediterranea ha garantito una longevità da primato con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini.
“Si tratta di un segnale importante che dimostra il buon lavoro di informazione che è stato fatto a partire dalle Istituzioni, ma è anche il frutto delle precisazioni della stessa Oms che ha chiarito che nessun alimento deve essere eliminato dalla dieta”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che occorre continuare sulla strada della corretta informazione per non mettere a rischio un settore che dà lavoro a 180mila persone, genera un fatturato di 32 miliardi ed è uno dei simboli dell’Italia all’estero.
Il consumo di carne degli italiani con 78 chili a testa è ben al di sotto di quelli di Paesi come gli Stati Uniti con 125 chili a persona o degli australiani con 120 chili, ma anche dei cugini francesi con 87 chili a testa. Non si tiene peraltro conto che i cibi sotto accusa come hot dog e bacon che nei paesi anglosassoni mangiano quotidianamente a colazione non fanno parte della tradizione italiana.
Se dal punto di vista qualitativo la carne italiana è meno grassa, la trasformazione in salumi avviene naturalmente solo con il sale. Proprio quest’anno peraltro la carne ed è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie italiane dopo l’ortofrutta con una rivoluzione epocale per le tavole nazionali che non era mai avvenuta in questo secolo. La spesa degli italiani per gli acquisti è scesa a 97 euro al mese per la carne che, con una incidenza del 22 per cento sul totale, perde per la prima volta il primato.