In Piemonte aria fuorilegge nell’82% delle centraline di rilevamento. A Torino, Asti, Alessandria, Novara e Vercelli nel 2015 neanche una stazione Arpa rispetta il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti per le PM10. Le situazioni più critiche si registrano a Torino (Rebaudengo) con 99 sforamenti, Asti (Baussano) con 92, Alessandria (D’Annunzio) 84, Vercelli (Gastaldi) 82. Sono i dati di Mal’Aria di città, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane. Anche il 2015 per l’aria respirata nei centri urbani è stato un anno da codice rosso, segnato da un’ “emergenza” smog sempre più cronica.
“Non si può più aspettare. E’ ormai da troppo tempo che sollecitiamo senza successo l’assessore regionale all’Ambiente Valmaggia perchè la Regione aggiorni in tempi brevi il piano sulla qualità dell’aria, vecchio di 14 anni –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Chi ha responsabilità politiche deve dare soluzioni concrete per abbandonare o ridurre drasticamente l’uso dell’auto di proprietà, ancora la principale responsabile delle concentrazioni di inquinanti nell’aria. Ma è fondamentale che si incida anche in campo energetico, del verde urbano e dell’agricoltura. Perché ciò avvenga in tutto il Piemonte in modo strutturale e coordinato, facendo un passo avanti rispetto alle politiche emergenziali o alle iniziative spot messe in atto dai diversi comuni, è indispensabile un forte coordinamento regionale. Ma sembra ormai evidente che la Regione Piemonte non ritiene prioritarie le politiche antismog, così come gran parte dei Sindaci che continuano ad osservare il fenomeno o, al più, a mettere in campo iniziative di propaganda. Si devono invece gettare basi concrete per politiche efficaci e lungimiranti, a partire dal settore della mobilità prevedendo forme di disincentivo a quella privata”.
L’aspetto più paradossale fotografato da Legambiente -visto il clamore mediatico di metà dicembre scorso che ha fatto ancora una volta parlare di “emergenza”- è il confronto dei dati del 2015 con quelli raccolti negli anni precedenti. Ebbene, il numero di città che ha superato i 35 giorni previsti dalla legge per le PM10 è stato di 48 nel 2015, esattamente in linea con la media del numero di città che, nelle classifiche di Legambiente, hanno oltrepassato la soglia normativa dal 2009 ad oggi (48 per l’appunto). Il dato che fa più riflettere, sempre confrontando i sette anni tra il 2009 e il 2015, è di come nelle classifiche redatte ogni anno le città coinvolte siano prevalentemente sempre le stesse; ben 66 città infatti compaiono almeno una volta nella classifica dei capoluoghi che hanno superato i 35 giorni ammessi e di queste ben 27 (il 41%) lo ha fatto sistematicamente 7 anni su 7: tra queste si trovano Torino, Alessandria e Asti.
Situazione analoga per l’ozono: il limite dei 25 giorni negli ultimi 5 anni è stato sempre superato da Torino e 4 anni su 5 da Cuneo e Vercelli. Prendendo infine in considerazione gli ossidi di azoto, si scopre che nel 2015 il valore medio registrato a Torino è di 52 mg/mc contro i 40 mg/mc consentiti, ma che gli sforamenti sono una costante ininterrotta dal 2006 a oggi, mentre a Novara negli ultimi 9 anni si è superato il limite 7 volte.
“Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre -dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente– tra Ministero dell’Ambiente, rappresentanti di Comuni e Regioni, non è stato all’altezza del problema e il rischio è che si rincorra sempre l’emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è urgente e indispensabile che l’Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di rigenerazione urbana e di vivibilità”.
Per Legambiente per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico, è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto su ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l’Italia continua ad avere il record di auto per numero di abitanti: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti a Torino o ai 68 di Cuneo e Biella, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra.
Tante auto portano anche a città sempre più rumorose. Legambiente infatti ricorda che in Italia sono quasi sei milioni (il 10% della popolazione) i cittadini esposti, negli ambiti considerati, al rumore prodotto dal traffico stradale a livelli giornalieri inaccettabili secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le persone esposte, invece, ad elevati livelli di inquinamento acustico durante la notte sono quasi cinque milioni. La risposta a questa situazione è però ancora del tutto insufficiente. Non per nulla il nostro Paese è in procedura d’infrazione, in stato di messa in mora, per il mancato rispetto della normativa comunitaria relativa ai livelli di inquinamento acustico.
Tra le altre proposte che Legambiente rilancia a Governo, Regioni e amministrazioni locali, per liberare le città dallo smog e renderle più vivibili ci sono: quella di incrementare il trasporto su ferro con 1000 treni per i pendolari, incentivare la mobilità sostenibile attraverso 100 strade per la ciclabilità urbana, limitare la circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello di Parigi.
Visto però che la mancanza di risorse continua ad essere un argomento ricorrente tra gli amministratori locali, Legambiente, proprio per togliere questo alibi a chi ha responsabilità politiche, ha deciso di portare alcuni esempi di interventi a costo zero o addirittura a saldo positivo. Uno su tutti è l’AreaC di Milano che attraverso la regolamentazione e tariffazione degli accessi all’area centrale della città ha permesso di drenare nuove risorse a favore del potenziamento del tpl. Ma non mancano gli esempi positivi provenienti anche dal territorio piemontese, purtroppo rimasti isolati negli anni. La Zona30 istituita a Mirafiori Nord a Torino ha portato ad un risparmio netto in termini sanitari e non solo: lo studio del Politecnico di Torino testimonia una riduzione del 74% dei giorni di prognosi per incidenti, con un risparmio complessivo di 1,5 milioni di euro.