Non si può mai abbassare la guardia quando si parla di Ogm. La stragrande maggioranza delle persone non li vuole, ma una potente minoranza dai grandi interessi economici (capeggiata dalle multinazionali sementiere e della chimica, sempre più saldamente vincolate le une alle altre) non perde l’occasione per tentare di introdurre in Italia e in Europa vecchi o nuovi Ogm. Accade in tutta Europa e in questi giorni sta accadendo anche in Italia, senza alcuna discussione pubblica e parlamentare.
Che cosa sta succedendo? Il Governo ha sottoposto al parere delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato quattro schemi di decreto legislativo. Il contenuto di questi atti è piuttosto tecnico: normano i modi in cui produrre e commercializzare varietà agricole ottenute con la tecnica di ricombinazione genetica (Nbt). Si parla di propagazione della vite e di altre varietà frutticole e orticole, ma ciò che deve far riflettere è che la Corte di Giustizia dell’Unione europea, in passato, ha equiparato l’Nbt ai tradizionali Ogm. Insomma: il timore è che, con l’alibi di adeguare la normativa nazionale a quella europea, si apra agli Ogm.
«Vogliamo sperare – sottolinea Francesco Sottile, agronomo, docente dell’Università di Palermo ed esponente del Comitato esecutivo di Slow Food Italia – che si tratti solo di una discussione che tiene conto di una superficiale proposta europea e non il temuto scatto in avanti del nostro Parlamento verso una liberatoria a favore di organismi geneticamente modificati».
Slow Food, prosegue Francesco Sottile, è «nettamente contraria all’impiego in coltivazione di organismi vegetali creati in laboratorio attraverso l’uso di tecniche di bioingegneria, che l’Unione europea, opportunamente, colloca tra gli organismi geneticamente modificati, indipendentemente dalle tecnologie utilizzate per produrli. Sono organismi che minano la conservazione della biodiversità, la sovranità degli agricoltori, la salubrità dei suoli e dei microrganismi che lo abitano e che ne garantiscono la fertilità. Le sirene che da più parti promettono la soluzione di problematiche agronomiche attraverso le biotecnologie, anche le più moderne, dietro finti modelli di sostenibilità nascondono le esigenze di modelli agricoli industriali che si basano ancora oggi sulla monocoltura e sul totale disinteresse per il rafforzamento della biodiversità e dell’agroecologia. Sono questi, invece, i cardini dell’unico percorso possibile verso la transizione ecologica dell’agricoltura, indispensabile per assicurare un futuro al pianeta».
Queste proposte di decreti legislativi di adeguamento, sui quali il Parlamento può solo esprimere un parere non vincolante, non sono né necessari e né urgenti: «È il caso – aggiunge Sottile – di investire più tempo a parlare di come rafforzare nel nostro Paese un’agricoltura sostenibile, a cominciare da un concreto e definitivo sostegno normativo a quella biologica e biodinamica, senza mai perdere di vista gli obiettivi di neutralità climatica che la Commissione europea ha assegnato all’Unione».
Non dimentichiamo, poi, che la materia in questione, proprio per la sua complessità e le implicazioni che ne derivano, ha sempre visto un lavoro di concerto di tre ministeri: Salute, Ambiente e Agricoltura, e non solo di quest’ultimo. Il percorso che si sta sviluppando ora è talmente anomalo e privo di trasparenza che fa nascere più di un dubbio. Se il Governo vuole introdurre la possibilità di far ricorso a tecniche Nbt lo dica apertamente, faccia tutti i passaggi del caso e coinvolga, con tempi adeguati, tutti gli attori: dalle forze politiche alle Regioni, fino agli agricoltori, alla società civile e ai cittadini: «Restiamo fiduciosi – conclude Sottile – che la norma escluda qualsiasi riferimento agli Ogm, come è giusto che sia in un Paese in cui ne è vietata la coltivazione e la produzione. Solo così la norma acquisirà la giusta trasparenza, senza lasciare spazi a equivoci spesso alimentati da coloro che credono ancora che l’agricoltura possa fare a meno di modelli ecologici. Abbiamo assistito preoccupati a un recente ritorno di attenzione verso il sostegno all’uso del glifosato, che con gli Ogm ha molta attinenza, e non vorremmo che questi atteggiamenti finiscano per affievolire il rigore che il nostro Parlamento ha mostrato mettendosi a fianco della maggioranza dei Paesi europei che non ha ammesso la coltivazione di questi vegetali geneticamente trasformati».