Nel 2017 il governo siriano ha approvato solo il 27% di tutte le richieste di invio di convogli di aiuto presentategli: a un milione di bambini in Siria è stato negato l’aiuto del quale avrebbero avuto bisogno. Questa la denuncia di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, in occasione dei negoziati di Vienna avviati ieri.
Sono ancora oltre 2 milioni le persone – la metà delle quali bambini – in aree del paese difficilmente raggiungibili o “sotto assedio”, dove nessuna agenzia è riuscita a entrare. Nelle ultime sei settimane, inoltre, 250.000 persone nell’area di Idlib sono state costrette a spostarsi, come sfollati interni, a causa della rinnovata intensità dei combattimenti, 50.000 delle quali – con una media di oltre 250 ogni giorno – solo nell’ultima settimana. La situazione è aggravata dalle piogge pesanti, che stanno causando allagamenti nei campi improvvisati per gli sfollati.
In particolare nel Ghouta orientale sono circa 400mila le persone sottoposte ad assedio e bombardamenti quotidiani, tagliate fuori dagli aiuti.
“È imperativo che con i negoziati di Vienna si lavori per fermare la violenza che sta devastando la Siria da quasi sette anni. Osserviamo una crescente mancanza di interesse all’interno della comunità internazionale rispetto alla crisi, ma i bisogni umanitari non sono cessati: i bambini siriani continuano a subire quotidianamente gli orrori della guerra” ha commentato Sonia Khush, direttore di Save the Children in Siria.
“I nostri partner sul campo incontrano bambini disperatamente malnutriti e malati che hanno urgente necessità di cibo e medicine, ma invece degli aiuti piovono su di loro solo scontri e bombe. La comunità internazionale non è riuscita per troppo tempo a fermare questa violenza ed è doveroso che nell’ambito dei negoziati di Vienna sia colta l’opportunità di alleviare la sofferenza di milioni di bambini ancora esposti a combattimenti e a spostamenti di massa. Save the Children e i suoi partner stanno facendo tutto ciò che possono e offrendo ai bambini e alle loro famiglie cibo e ripari, ma l’interruzione dei combattimenti e ulteriori fondi per stare al passo con la crisi sono urgentemente necessari” ha concluso Khush.