Quasi uno su cinque di tutti i tentativi di suicidio e suicidi compiuti verificatisi nel nord-ovest della Siria sono di minori, con un totale di 246 suicidi e 1.748 tentativi registrati solo negli ultimi tre mesi del 2020. Il numero di suicidi nell’area è aumentato notevolmente nell’ultimo anno, con un balzo dell’86% rispetto ai primi tre mesi del 2020. Tra tutti coloro che hanno tentato di togliersi la vita, almeno 42 hanno 15 anni o meno, mentre il 18% sono adolescenti e giovani di età compresa tra 16 e 20 anni. La scorsa settimana un ragazzo di 14 anni si è ucciso in un campo per sfollati ad Hama, l’ultimo di una serie di casi del genere registrati.
Lo denuncia Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che spiega che queste cifre fanno parte di un quadro in costante deterioramento in cui sono intrappolate le persone nel nord-ovest della Siria, costrette ad affrontare povertà, mancanza di istruzione e occupazione, violenza domestica, matrimoni precoci, relazioni interrotte e bullismo, in comunità che sono state piegate da dieci anni di conflitto. Le dure condizioni di vita nei campi sovraffollati nel Nord Ovest e la mancanza di infrastrutture sono tutti fattori che spingono le persone a sentirsi più angosciate. La maggior parte delle morti per suicidio registrate, 187, sono state tra coloro che sono stati sfollati dalle loro case.
“Quasi il 15% dei pazienti adulti ha pensieri suicidi. I bambini esprimono i loro disagi emotivi attraverso il comportamento. Diventano aggressivi, isolati o vendicativi” ha detto Majd *, un operatore che supporta gli interventi di salute mentale per l’organizzazione partner di Save the Children, Hurras Network a North Idlib. Majdi racconta di una ragazza di 15 anni sposata da un anno, che ha visto il suo matrimonio iniziare a deteriorarsi. “Il giorno in cui è morta suicida, lei e suo marito hanno litigato, così lui è uscito di casa e quando è tornato l’ha trovata senza vita”.
Maher *, 11 anni, ha lottato con l’ansia. Sua madre dopo il divorzio e una vita in condizioni di povertà, ha tentato il suicidio e in seguito a questo episodio anche Maher ha iniziato a sviluppare pensieri suicidi. Il partner di Save the Children, Hurras Network, sta ora fornendo supporto per la salute mentale sia a Maher che a sua madre, aiutando il ragazzo a tornare a scuola.
“Questa situazione rispecchia un’allarmante disperazione. Dopo dieci anni di conflitto, vediamo bambini che arrivano a togliersi la vita. È incredibilmente triste che un minore raggiunga un punto in cui non vede altra via d’uscita da una vita difficile, in cui non può ottenere un’istruzione, cibo sufficiente o un riparo adeguato. È un problema molto serio che si aggiunge alle numerose sfide con cui la popolazione siriana convive da oltre dieci anni” spiega Sonia Khush, direttrice della risposta in Siria di Save the Children.
Il peggioramento della situazione economica nel nord-ovest ha messo a dura prova le persone che lottano per soddisfare i loro bisogni di base, inclusi cibo e farmaci e questo ha contribuito ad aumentare i livelli di stress tra le comunità.
Save the Children chiede ai donatori e alla comunità internazionale di aumentare gli investimenti nei programmi di salute mentale e nel supporto personalizzato ai sopravvissuti ai tentativi di suicidio e alle vittime di violenza domestica. Per l’Organizzazione è fondamentale prevenire e rispondere alle possibili cause dei problemi di salute mentale soddisfacendo i bisogni umanitari di base, fornendo supporto alla comunità, servizi di gestione dei casi e rinvii tempestivi a servizi appositi.
* Nomi modificati per motivi di privacy