L’espressione anomala delle proteine della neurochinina B e kisspeptina, così come dei loro recettori, potrebbe essere associato alla sindrome dell’ovaio policistico (Sop). Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto dal Centro Ivi Siviglia, insieme all’Instituto de Investigaciones Quimicas, e pubblicato sul Journal of Assisted Reproduction & Genetics. La presenza e la funzione delle proteine studiate a livello dell’ipotalamo è stata ampiamente descritta, trattandosi di regolatori essenziali dell’asse ormonale riproduttivo.
Sindrome dell’ovaio policistico: la nuova ricerca
La novità di questo studio consiste principalmente nel fare luce sul loro ruolo a livello molecolare nell’ovaio, ossia su come vengono fabbricati o sintetizzati e qual è la loro funzione lì, oltre alla loro possibile implicazione nel Sop. In questo studio sono state coinvolte, da una parte, 43 pazienti con trattamenti di riproduzione assistita e affette da SOP e, dall’altra, 46 donatrici di ovuli.
Le donne di entrambi i gruppi sono state sottoposte ad un trattamento di stimolazione ovarica controllata per indurre lo sviluppo e la maturazione di follicoli ovarici multipli – le strutture in cui maturano gli ovuli. L’ipotesi dell’equipe di ricerca era che, se l’espressione della neurochinina B, la kisspeptina e/o i loro recettori risultava alterata nelle pazienti affette da SOP rispetto alle donatrici fertili, questo poteva rappresentare un fattore genetico coinvolto nell’insorgenza della malattia.
“Per questo – spiega Victor Blasco, principale ricercatore dello studio ed embriologo di Ivi Siviglia – abbiamo analizzato i livelli di espressione di questi geni nel liquido follicolare ed effettivamente abbiamo riscontrato che erano alterati nelle pazienti affette da SOP rispetto alle donatrici. Questi livelli anomali potrebbero contribuire allo sviluppo follicolare anomalo e ai problemi di ovulazione osservati in queste pazienti“. Aggiunge Daniela Galliano, direttrice del Centro Ivi di Roma : “Tale scoperta potrebbe aprire la porta allo sviluppo di farmaci che consentano di correggere la sintomatologia della malattia. Nelle fasi successive del lavoro sarà studiato se l’espressione di questi geni sia presente anche nei casi di avanzata eta’ materna, endometriosi e bassa risposta ovarica“.